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Marzo 29 2024

Enrico Lo Verso a Ostuni regala voce, corpo e anima ai personaggi di “Uno nessuno centomila”

Grande prova d'attore di Enrico Lo Verso che nella splendida cornice del Parco Archeologico di Santa Maria di Agnano ha portato in scena a Ostuni "Uno nessuno centomila"

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Un silenzio solenne, interrotto soltanto dal sibilo del vento, è sceso sull’anfiteatro del Parco Archeologico di Santa Maria d’Agnano, a Ostuni, gremito dai tanti spettatori che hanno assistito ieri sera a “Uno nessuno centomila”.

Una magnifica prova d’attore quella offerta da Enrico Lo Verso, nella riduzione teatrale del romanzo di Luigi Pirandello firmata da Alessandra Pizzi.

C’è un Vitangelo Moscarda in ciascuno di noi. E basta pochissimo per farlo venir fuori. A volte, proprio come avviene nel testo pirandelliano, basta una banale osservazione fatta da chi crediamo ci conosca così come siamo, per farci perdere qualsiasi certezza. Al protagonista di “Uno nessuno centomila” è una insipida osservazione della moglie, che gli fa notare come, mentre l’uomo è di fronte allo specchio, il suo naso penda verso destra. Da qui prenderà il via una serie di cambiamenti e considerazioni che porteranno il protagonista a cambiare radicalmente la sua vita e i suoi rapporti con gli altri. Una trasformazione così profonda e definitiva da portare quasi tutte le persone che lo circondano, da sua moglie agli amici, a crederlo pazzo e a cercare di farlo internare.

Chi siamo veramente? Quante e quali maschere indossiamo? Siamo come ci percepiamo noi o come ci vedono gli altri? Perché è così difficile rimandare agli altri l’immagine di noi così come ci percepiamo? Queste le domande che emergono guardando lo spettacolo, che ci mette di fronte a uno specchio virtuale che grida un’aspra verità: quella di scoprire di non essere per gli altri quell’uno che si è per se stessi.

Vitangelo Moscarda capisce di non essere affatto Gengè, l’affettuoso nomignolo con cui lo chiama sua moglie. Anzi, lo specchio dinanzi a cui si trova gli rivela che vive senza vedersi vivere. «Mi tocco e mi manco», questa è una delle frasi pronunciate dal protagonista in cui chiunque, presto o tardi nella vita, può riconoscersi. Proprio da qui parte lo sbriciolamento della quotidianità del mondo reale e la conseguente frantumazione dell’io.

Lo Verso ha saputo sapientemente dare corpo, voce e anima ai tanti personaggi nati dalla penna di Pirandello, passando dal grottesco al drammatico, dall’assurdo all’introspettivo, portando in scena il palcoscenico della vita così com’è, nell’eterno gioco fra essere e recitare.

Questo spettacolo parla di noi, delle distorsioni relazionali così diffuse nella contemporaneità, del narcisismo esasperato in cui è facilissimo cadere con la complicità dei social network. “Uno nessuno centomila” ci insegna a capire la necessità, ma anche la difficoltà, di ridefinire noi stessi, la nostra identità personale e virtuale. Forse la vera serenità consiste nell‘accettare che l’io che pensiamo di essere non coinciderà mai con l’idea che gli altri hanno di noi.

 

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