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Aprile 20 2024

Il Romanzo Criminale calabrese firmato Lou Palanca cattura “I Giardini Letterari”

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Il tema delle ossessioni, che come un fine e pregiato tessuto lega e caratterizza gli incontri della rassegna “I Giardini Letterari” di Rosa Marina, si ripresenta nell’audace e interessante scelta che ha portato presso il villaggio stunese la presentazione del libro “A schema libero”, romanzo firmato dal collettivo di scrittori calabresi che ha scelto di chiamarsi Lou Palanca.

In un Sud a tratti particolarmente litigioso e spesso campanilista, in una contemporaneità perlopiù individualista, conquista l’esperimento di una prospettiva di lavoro collettivo letterario e creativo, appassionato e intrigante. Una sperimentazione di fatto riuscita considerando che non si tratta del primo (né dell’ultimo si spera) progetto messo nero su bianco da Nicola Fiorita, Maura Ranieri, Valerio De Nardo e Fabio Cuzzola, otto mani per quattro anime calabresi che operano appunto con il suggestivo nome di Lou Palanca.

A svelare alcuni particolari, tanto dell’opera quanto del modo di operare del team di scrittori, è stato Nicola Fiorita, incalzato sapientemente dalla giornalista Filomena Greco in una chiacchierata arricchitasi delle letture dell’attrice Antonella Colucci, che ha prestato la sua voce ad alcuni brani del romanzo.

In estrema sintesi, riduttiva ma necessaria per tracciarne al meglio i confini contestuali, si tratta di una storia reale che parte da fatti realmente accaduti, in cui si mescolano ad arte le strutture proprie al romanzo, arricchito degli ingredienti propri del poliziesco e del thriller. Calza perciò perfettamente l’appellativo del docufiction, definizione che tratteggia “A schema libero” come un contenitore pop che racchiude un contenuto più duro, aspro, difficile da raccontare, assimilare, digerire.

Nicola Fiorita rapisce letteralmente l’attenzione dei presenti riportandoli indietro nel tempo, al 1970 e ’71 e ai cosiddetti ‘Moti Calabresi’, a quando il conflitto storico, politico e amministrativo tra due città antagoniste per la supremazia di capoluogo di regione (Reggio Calabria e Catanzaro), si evolve in una delle più grandi rivolte urbane d’Europa, perché sotto traccia viaggiano trame oscure e torbide alleanze. La gente comune, lo Stato, i servizi segreti dello stesso Stato che si legano al neofascismo (reggino e non) e alla mafia calabrese, una forza che da allora e per i successivi quarant’anni compie il suo effettivo salto di qualità. Creare disordine per metterlo poi a tacere, equilibri e squilibrati giochi di potere che si muovono tra i due estremi temporali che vanno dai Moti di Reggio al suicidio di Orsola Fallara.

Nel mezzo, un quarantennio di strategia della tensione, di poteri cupi, di anni di piombo, di compromesso storico e convergenze parallele. A tracciare un perfetto ordito l’abilità narrativa dei Lou Palanca che provano a raccontare il romanzo criminale calabrese attraverso alcuni escamotage e voci protagoniste e narranti, che fanno da chiavi d’ingresso al romanzo, ognuna con i propri fini specifici. Tra tutte spiccano quelle dei protagonisti, la giornalista Margherita Frangipane, la malinconica lucidità del professor Dattilo, ma soprattutto il personaggio dell’enigmista, un agente segreto in pensione che, come una sorta di Forrest Gump, ripercorre il suo buio passato seguendo lo schema libero delle parole crociate.

La trama rifugge spesso verso il tema, da sempre affascinante, delle verità celate, di quegli ampi frangenti di realtà noti a pochi, nascosti alle masse, che potrebbero un giorno essere rivelate grazie alla condivisione di materiale scottante. Ed è proprio su questo che ruota un po’ del senso principale del romanzo, come emerge dalle parole dello stesso Fiorita: «Abbiamo finito questo libro due anni fa, con la Fallara. Oggi probabilmente lo avremmo concluso con il comizio di chiusura di Salvini a Reggio Calabria prima del 4 marzo, in un teatro gremito. Cose che un calabrese sa. Ma il problema non è sapere qualcosa in più, ma cosa vogliamo farne di quel che sappiamo. Se vogliamo trarne conseguenze o scordare velocemente. La Calabria, come l’Italia, è un paese che dimentica molto velocemente. Con questi libri (in involucro pop perché poi i libri devono comunque piacer) noi non diciamo nulla di più di quello che già si sa. Diamo un tributo alla memoria, proviamo a veicolare l’idea che se non sappiamo quello che è accaduto, il nostro pensiero forse è frutto di ciò che ci vogliono far pensare, che per avere un nostro pensiero lo si deve fondare sulla conoscenza dei fatti».

La rassegna, organizzata in collaborazione con la Bottega del Libro di Ostuni, sotto la direzione artistica di Giusy Santomanco Caso, proseguirà il prossimo giovedì 19 luglio con Giuseppina Torregrossa la sua ultima fatica letteraria, “Il basilico di Palazzo Galletti”, terzo appuntamento dei sei previsti.

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Salvatore Galizia
Salvatore Galizia
Da sempre affascinato dall'idea di scrivere, raccontare un accaduto, una storia, un'idea. Passione che negli anni ha sposato logico percorso dedicato a studi triennali in Scienze della comunicazione, magistrali in Scienze dell'Informazione editoriale, pubblica e sociale. La qualifica da giornalista pubblicista, le collaborazioni con testate giornalistiche locali, lo sport tra le fonti d'ispirazione predilette
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