E’ stato inaugurato a Ostuni, sabato 1 settembre, il Presidio informativo sulla Xylella, che sarà aperto al pubblico ogni martedì dalle 16.30 alle 18.30.
Il Presidio è nato su iniziativa del Parco delle Dune Costiere e voluto dal Comune di Ostuni, dall’associazione Libero Comitato anti-Xylella e dal GAL Alto Salento. A precedere l’inaugurazione dello sportello informativo, che avrà sede presso il GAL Alto Salento, nei locali destinati in comodato d’uso all’ARIF, un convegno che ha visto protagonisti due ricercatori del CNR di Bari: Donato Boscia, dirigente dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, nonché scopritore del batterio Xylella fastidiosa e Pierfederico La Notte, epidemiologo anch’egli per IPSP e ricercatore presso l’Istituto di Virologia Vegetale, entrambi membri del progetto internazionale di divulgazione scientifica infoxylella.it.
A presenziare al convegno anche Antonio Boschetti, direttore responsabile dell’autorevole rivista “L’informatore agrario”. A fare gli onori di casa, il primo cittadino della Città bianca Gianfranco Coppola, nei panni di sindaco e di presidente del GAL Alto Salento; l’assessore alle Attività produttive Maria Zurlo, il presidente del Parco delle Dune Costiere, Enzo Lavarra, il direttore dell’ente Parco e del GAL Alto Salento, Gianfranco Ciola.
L’apertura dei lavori è stata affidata a Carmela Riccardi, presidente dell’associazione Libero Comitato anti-Xylella e animatrice del processo partecipativo che ha portato alla concretizzazione dello sportello informativo, volto soprattutto alla diffusione della conoscenza scientifica inoltre, nella mattinata martedì prossimo, 4 settembre, giorno in cui si avvia l’attività di sportello, una delegazione del Presidio è pronta a incontrare i vertici regionali durante la riunione dedicata al tema, richiesta dai soggetti promotori dell’iniziativa, che si terrà presso gli uffici del dipartimento regionale per le politiche agricole.
«Chi mi conosce sa che sono una persona molto concreta – ha dichiarato il sindaco Gianfranco Coppola – e lo dimostra l’inaugurazione di questo Presidio. Continuiamo a chiedere alla Regione che il nostro territorio, aggiunto alla zona infetta, non venga abbandonato: abbiamo il dovere di preservare la Piana degli olivi monumentali e faremo il possibile affinché ciò non accada. La situazione è allarmante e la questione va arginata con ogni tentativo».
«Gli agricoltori, i frantoiani, gli imprenditori e tutti i soggetti coinvolti – afferma l’assessore Maria Zurlo – hanno dimostrato come sia possibile realizzare obiettivi comuni. Il Presidio Informativo è un’iniziativa corale, a cui mi auguro si aggiungano nuove voci per dare ancora più forza alla nostra azione, che vuole essere di supporto al lavoro della comunità scientifica, ma soprattutto di sostegno alla qualità del nostro patrimonio ambientale, culturale e produttivo».
«La nascita di un centro operativo di contrasto alla Xylella – ha dichiarato il presidente del Parco delle Dune Costiere, Enzo Lavarra – è un fatto significativo perché nasce dal basso; ovvero da quell’insieme di soggetti del nostro territorio che vanno via via costituendosi in sistema, proiettandosi come interlocutore indispensabile e unitario della sfera istituzionale regionale. Con esso inizia un’esperienza molto importante di sensibilizzazione, divulgazione scientifica, coinvolgimento delle comunità. Mi preme ribadire la convinzione che il compito comune è certamente prioritario nel contrasto a Xylella, ma in parallelo è quello di indicare una prospettiva di tutela naturalistica e di valorizzazione economica della Piana degli olivi monumentali, iscritta nel registro nazionale dei paesaggi rurali storici, e a mio avviso contribuirà il nuovo ambizioso traguardo che ci vede già all’opera; ovvero la candidatura a un programma della Fao, il giahs (Globally Important Agricultural Heritage Systems), che ha come missione la tutela ambientale e il sostegno al reddito per chi opera nel settore dell’agricoltura sostenibile».
«La testata che rappresento – afferma il direttore de “L’informatore agrario”, Boschetti – è da sempre al fianco della comunità scientifica che studia la batteriosi e le modalità per contenerla. Ci siamo confrontati però con il lato “sociale” della questione, che ha frenato di fatto le azioni di contrasto indicate dai ricercatori. Determinate teorie, alimentate non di rado da certa politica, sono letteralmente infondate e c’è bisogno di una presa di coscienza, di un approfondimento di tipo tecnico-scientifico, che iniziative come questa sono sicuramente in grado di attivare».
«Sin dall’inizio è mancata la corretta informazione sul problema – ha aggiunto Pierfederico La Notte – condizione che ha generato confusione e distorsione della realtà. Quando un nuovo patogeno incontra nuovi ospiti e nuovi vettori, è chiaro che serve tempo per definire i possibili risvolti e cercare di contenerne gli effetti negativi. Subito le tesi negazioniste e complottiste hanno preso il sopravvento e noi ricercatori ci siamo trovati di fronte all’esigenza di dover controbattere alle fonti di disinformazione, sfatando le cosiddette fake news montate ad arte sull’origine della malattia e sulla sua evoluzione, sostanzialmente prive di qualsiasi fondamento scientifico. Quella che è mancata, tanto tra le istituzioni che tra gli agricoltori, è la consapevolezza del rischio che questo batterio rappresenta per l’identità pugliese. Il canale infoxilella.it, diventato nel tempo un’agenzia di stampa accreditata esclusivamente da fonti ufficiali e pubblicazioni scientifiche, è nato con l’intenzione di colmare questa lacuna. Dopo cinque anni, la disinformazione continua a fare danni e lo abbiamo visto poco tempo fa in Valle d’Itria, attraverso le ennesime raccolte fondi per l’avvio di azioni legali collettive contro le disposizioni di espianto. Fortunatamente in tutta la Puglia ci sono e continuano a nascere diverse associazioni che si muovono in maniera intellettualmente onesta, con cui è possibile dialogare e collaborare seriamente».
«La Xylella è un problema mondiale – ha detto in conclusione Donato Boscia – quindi, in base alla normativa comunitaria presistente, scritta in tempi non sospetti e simile alle disposizioni adottate in tutto il mondo, si eradica l’organismo che ospita un batterio da quarantena, se tecnicamente possibile. Laddove non lo è più, come il caso della nostra zona infetta, non è possibile debellare totalmente il batterio e di conseguenza le uniche misure da adottare sono quelle di contrasto e contenimento. Abbiamo a che fare con un organismo complesso da gestire perché diverse sono le specie botaniche colpite, ad oggi ne abbiamo catalogate 31 e non è detto che non ne vengano fuori altre. A complicare maggiormente la faccenda, il vettore, capace di fare salti di oltre cento metri in una settimana. Nella macro area demarcata come infetta bisogna ridurre la pressione di inoculo con le azioni di contenimento, non con l’eradicazione. Ed è una questione tecnica, la politica o le pressioni sociali non c’entrano niente, vengono rispettati i protocolli internazionali, nazionali e regionali. Perciò è importante attenersi a quanto disposto dalle istituzioni, rispondendo all’emergenza con azioni fondate sulle normative e quindi supportate dalla ricerca scientifica».