Sei persone sono state raggiunte all’alba di oggi da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal fatto specifico di averne commercializzato ingenti quantità.
L’ordinanza, eseguita dai Carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi, è stata emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di soggetti a cui, nel corso delle indagini, sono stati sequestrati oltre 250 chilogrammi di marijuana e mezzo chilo di cocaina.
I sei arrestati sono stati i primi in ambito nazionale ad escogitare l’originale sistema di trasbordo di ingenti quantitativi di marijuana dalle coste albanesi alla Puglia, inserendo nei tubolari di un gommone alcuni diffusori di essenze profumate al gelsomino per eludere il fiuto dei cani antidroga.
In queste ore sono in corso numerose perquisizioni con l’impiego di oltre 80 Carabinieri, tra cui quelli del neo costituito Squadrone Carabinieri “Cacciatori” del Gargano, unità cinofile e un elicottero.
L’attività di indagine è scaturita, alla fine di dicembre dell’anno scorso, da una perquisizione effettuata dai Carabinieri della Stazione di Torchiarolo all’interno dell’officina e dell’abitazione di uno degli indagati. L’atto di polizia giudiziaria ha fatto emergere un elemento importante, posto che le unità cinofile hanno rilevato la pregressa presenza di stupefacente in una cassettiera della scrivania.
L’indagine, condotta da gennaio a settembre 2018, non ha fatto altro che confermare che il traffico di droga, soprattutto marijuana, proveniente dall’Albania sulla rotta delle sigarette di contrabbando, rappresenta il core business della criminalità brindisina.
La dimostrazione più eloquente è rappresentata dal sequestro dei 250 chilogrammi di marijuana nei tubolari di un gommone, con il singolare sistema di occultare lo stupefacente in quelle cavità, stratagemma poi replicato in altri sbarchi successivi, avvenuto il 6 luglio di quest’anno.
Gli indagati, nei colloqui intercorsi tra di loro, oltre a utilizzare telefoni dedicati, si esprimevano con una loro terminologia convenzionale. L’approvvigionamento di un chilo di cocaina veniva denominato “un pollo intero”, “…se puoi,portarmi un pollo intero ti do un acconto…”, mentre per richiedere le dosi di cocaina la locuzione utilizzata era “il motore 350 mi serve, ti faccio uno squillo appena parto”.
Il Giudice per le Indagini preliminari ha potuto così rilevare la gravità complessiva dei fatti addebitati agli indagati per l’emissione dei provvedimenti, ovvero la cessione quotidiana e sistematica di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana.
Altro importante elemento è rappresentato dall’entità dei proventi ricavati alquanto rilevante, nonché i consolidati contatti di alcuni degli indagati organizzazioni criminali che si dedicano all’illecita attività in Albania.