Ogni anno il 25 aprile l’Italia celebra la festa della Liberazione, ovvero la fine dell’occupazione tedesca e del fascismo, alla fine della seconda guerra mondiale.
Pubblichiamo il messaggio scritto per l’occasione dal segretario generale della Cgil di Brindisi, Antonio Macchia.
«Questo 25 aprile dovrà essere ricordato per la partecipazione e la coesione di un popolo da sempre impegnato a resistere contro tutte le forme distorte dell’agire umano.
La nostra Costituzione è figlia di quel pensiero, è stata concepita come “antifascista” in tutto il suo contesto di norme, che rappresentano sempre il contrario di ciò che sono i fascismi di sempre (quelli del passato, quelli del presente e quelli che verranno).
Il fatto poi che alcuni componenti il governo abbiano apertamente dichiarato di non partecipare alle celebrazioni ufficiali del 25 Aprile, scegliendo di stare altrove, è di una gravità istituzionale inaudita.
Istituita per decreto dal governo De Gasperi nel 1946, la Festa della Liberazione negli ultimi anni è diventata pretesto per evocare fantasmi, fanatismi, per scagliarsi gli uni contro gli altri. È terribile vedere la nostra Costituzione rosicchiata dall’ignoranza e dalla non conoscenza.
Volutamente oggi viene ignorata proprio da chi dovrebbe difenderla e rappresentarla.
Le istituzioni stanno giocando con gli Italiani, lavorano sulla pancia, sulle emozioni più animalesche della gente, sul bisogno.
Non possiamo accettare che si inneggi alla presa delle armi, così come è agghiacciante vedere lo sviluppo sempre più crescente delle forme più becere di razzismo ed omofobia.
Stiamo subendo una regressione politico istituzionale senza precedenti.
Si parla spesso di nuovi fascismi: è vero, ci sono eccome ma non sono “nuovi”, a questi movimenti si è arrivati lungo un percorso storico che trova inizio nella guerra fredda, quando la Resistenza e la lotta partigiana vennero associate al comunismo dell’Urss, quel comunismo da abbattere. Lentamente i veri valori della lotta per la libertà dai totalitarismi e per la democrazia sono stati messi a tacere.
Ma noi siamo consapevoli che non scompariranno, perché parliamo delle radici di un popolo, della sua memoria, della sua identità. Rinnegandole dovremo rinnegare tutte le nostre radici culturali.
L’impegno antifascista, dunque, non può mancare il 25 Aprile, perché si collega strettamente alla Costituzione, da un lato, ed alla volontà dei combattenti per la libertà, dall’altro, forse una libertà che dovremo ricercare. Un impegno che va esteso ed approfondito nei confronti dei tanti fenomeni del mondo contemporaneo, in cui le destre divengono sempre più spesso “nere”, dove egoismo, razzismo ed autoritarismo si confondono insieme e riescono ad arrivare, talora, ai vertici dei pubblici poteri e dove restano ancora rigurgiti più o meno nostalgici che cercano di farci dimenticare gli orrori del passato.
Per tutte queste motivazioni il 25 aprile 2019 saremo nelle piazze e manifesteremo anche per non riportare indietro il nostro Paese».