Continua a diminuire il numero dei contagi in Puglia, ad eccezione della provincia di Brindisi, dove anche nella giornata di ieri si sono registrati altri nuovi 10 casi. Il dato è riferibile in buona parte alla città capoluogo dove, come afferma il Cobas, i nuovi contagi si generano quasi esclusivamente tra ospedali e RSA. Con il contagio di oltre cento persone, tra utenti e operatori, presso la struttura socio assistenziale “Il Focolare” e la catena di contagi del “Perrino”, ospedale non più Covid, dove si contano attualmente 50 casi di positività tra medici, infermieri e OSS, Brindisi resta una delle città più colpite dal Coronavirus a livello regionale.
«Questo incontrovertibile dato – dichiarano da Cobas Brindisi – ci dice che, nel primo caso, non sono state ancora messe in campo tutte le misure possibili a tutela del paziente e degli operatori. Nel secondo, che vi è stato un errore di previsione delle vie più probabili di contagio.
Abbiamo già sostenuto nelle scorse settimane che nessun paziente dovrebbe entrare in ospedale senza essere testato per SARS-CoV-2: è necessaria una zona filtro, che ospiti il malato per il tempo necessario perché sia noto il risultato dei suoi due tamponi Covid-19. E quando si è di fronte a una urgenza che deve andare direttamente in sala operatoria e non c’è tempo per testarla, vi deve essere una sala operatoria dedicata con personale dotato di protezioni adatte ad approcciare un paziente che potrebbe essere positivo, fino a prova contraria. Queste procedure sono adottate in diversi ospedali italiani.
Speriamo che l’ipotesi avanzata dalla Regione Puglia di concentrare i ricoveri Covid in solo tre nosocomi si concretizzi rapidamente – continua la nota del sindacato – ma questo scenario non deve sollevare gli altri nosocomi, Perrino incluso, dal dedicare la massima attenzione verso lo stato infettivo di pazienti ricoverati per patologie non-Covid. Diversamente, il contagio degli operatori non si fermerà.
Test rapidi ai sintomatici e ai loro contatti, se risultassero positivi, rimane l’attività più importante dicono gli esperti indipendenti. Attività che può essere svolta solo da operatori della prevenzione in numero adeguato alla circostanza. L’attenzione alla predisposizione di posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva si è rivelata non proporzionata alla reale necessità, mentre non si è colto il ruolo cruciale delle attività territoriali e preventive.
Riteniamo che da quanto emerso in queste settimane si debba imparare molto e ci auguriamo che questo apprendimento si concretizzi presto in una maggiore tutela di pazienti e operatori».