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Dicembre 14 2024

Scuola ed educazione alimentare

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In questi giorni, ho riflettuto molto sulla proposta della didattica alimentare, che è molto completa da un punto di vista della Scienza della Nutrizione, ma è carente dal punto di vista dell’uso dei sensi.

Molto spesso questi due aspetti vengono messi in contrapposizione, in realtà dovrebbero essere presentati ai ragazzi all’unisono, infatti, sono entrambi importanti per creare un giusto rapporto con l’alimentazione.

L’uso esclusivo della Scienza della Nutrizione rende questa esperienza poco utile per i ragazzi e per i bambini, ci sono alcune ragioni a supporto di questa ipotesi.

La prima ragione è che i bambini, ma anche gli adulti, molto spesso non mangiano ciò che fa bene, piuttosto ciò che è appetitoso.

Inoltre, ognuno di noi ha dei tabù o dei pregiudizi su un cibo o su un altro, ad esempio, io non amo i legumi pur conoscendo benissimo il valore nutrizionale.
Non è possibile convincere una persona a mangiare un alimento solo perchè le si dimostra che fa bene, stesso discorso al contrario.

La seconda ragione è che ai ragazzi, ma anche a molti adulti, i discorsi sulla nutrizione risultano astratti, soprattutto per i bambini della scuola primaria e dell’infanzia.
Molte informazioni veicolate sono sicuramente corrette e utili, ma assolutamente lontane dal piano concettuale del bambino.
Questo è determinato da un errore molto comune che si fa con i bambini e i ragazzi, ovvero l’errore di similarità, cioè molte nozioni per noi scontate non sono accessibili e acquisite dal bambino.

Un infante, ma anche un adulto che mangia un frutto, coglie il sapore dolce, il profumo e gli altri attributi sensoriali, ma sicuramente non può vedere il contenuto vitaminico o la tipologia di zuccheri.
Il calcolo nutrizionale è visto come un’operazione fine a se stessa, che non ha nessun valore sul piano pratico, quindi le informazioni risulteranno vuote e inutili.

La terza ragione è che il “gusto” di un alimento non è soltanto il sapore di un alimento, ma è sommato al contesto con cui questo alimento viene presentato.
Tutti noi ricordiamo benissimo il sapore delle torta che faceva la mamma o la nonna.
Ognuno di noi attribuisce un’esperienza positiva o negativa ad un alimento in base al contesto.

Faccio un esempio esplicativo, la torta della nonna era sicuramente legata a ricordi positivi … come un compleanno o un evento gioioso.

Nella nostra mente quel sapore di dolce fatto in casa ci riporta a ricordi positivi, quindi quando siamo giù di morale ci consoliamo con un dolce casereccio.
Un altro errore che facciamo con i bambini e i ragazzi è proprio quello di interpretazione in base ai nostri ricordi.

Ma ci sono alcuni fattori da tenere presenti, il bambino non è in grado di collocare i suoi ricordi nel tempo e nello spazio, poiché essi non sono organizzati in forma narrativa, ma associativa.
Con il tempo e durante lo sviluppo si acquisisce questa capacità e si tende ad estendere questi attributi sui ricordi infantili, trasformandoli completamente.

Come ho detto, il nostro rapporto con il cibo è determinato dal contesto emotivo e poiché la memoria è selettiva, ci porta a ricordare ciò che per noi ha una valenza affettiva, non ricordiamo tutti i piatti che ha cucinato la nonna, ma sicuramente ricordiamo il sapore della torta che ci preparava per il compleanno.

Tutto questo è per auspicare un’educazione alimentare legata alla esperienzialità, sin dalla scuola dell’infanzia e in un percorso che accompagni lo studente fino alla fine del suo percorso di studi.

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Giorgio Vignola
Giorgio Vignola
Il cibo, da buon italiano, è al centro della sua vita per interesse prima, per studio poi e per lavoro oggi. Food, fotografia e Fantasy, non per forza in questo ordine, sono gli interessi di un un novello divulgatore. Ogni settimana racconta vita, morte e miracoli di un ingrediente.
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