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Aprile 19 2024

Coronavirus, via ai test rapidi sul personale sanitario in forza agli ospedali pugliesi

In arrivo i primi kit all’istituto tumori “Giovanni Paolo II” di Bari. Se la sperimentazione dovesse dare buoni risultati, si estenderà agli altri ospedali pugliesi e probabilmente anche alla popolazione

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Sul personale medico sanitario in servizio presso gli ospedali pugliesi sarà effettuato il test rapido per determinare il contagio da Coronavirus. Dopo le tante sollecitazioni giunte da parte di lavoratori e sindacati, la task force regionale guidata dal professore Pierluigi Lopalco ha disposto l’acquisto dei test rapidi per valutare lo stato di salute dei medici e delle figure professionali che a vario titolo operano nelle strutture ospedaliere, non escludendo la possibilità di estendere in seguito il test anche a campioni di popolazione, laddove si riscontra una maggiore concentrazione di casi.

Il programma sarà avviato presso l’istituto tumori Irccs “Giovanni Paolo II” di Bari, dove sono in arrivo 2800 kit. Come spiegato in un precedente articolo, il test rapido viene effettuato attraverso una puntura sul polpastrello, da cui si preleva una goccia di sangue. In appena trenta minuti il test consente di stabilire se l’individuo possiede gli anticorpi per contrastare gli effetti del coronavirus. Nello specifico vengono rilevati due tipi di anticorpi: le immunoglobine M, che compaiono a tre/cinque giorni dal contagio e le immunoglobine G, che compaiono nei soggetti non sintomatici, venuti in contatto con il virus e capaci di superarlo.

Il test rapido è stato messo a punto per fotografare in maniera più opportuna il numero dei contagi e per individuare i soggetti asintomatici, che inevitabilmente contribuiscono in maniera massiva e inconsapevole al diffondersi del virus.

La regione ha dunque deciso di adoperare il test rapido, messo a punto peraltro da un’azienda barese, per evitare che si verifichino focolai negli ospedali, come accaduto purtroppo a Castellaneta, Altamura, ma anche a Ostuni, dove risultano contagiati due medici, due infermieri e due dipendenti del CUP.

L’altro provvedimento in via di adozione da parte di tutte le ASL per difendere le strutture ospedaliere, prevede l’installazione dei termoscanner all’ingresso di ogni presidio. Gli apparecchi per la rilevazione della temperatura corporea utili a monitorare chiunque entri, dipendenti e visitatori, rappresentano un altro modo per individuare i contagiati asintomatici. Un ulteriore metodo per evitare l’ingresso a persone asintomatiche o con lievi sintomi è l’uso del saturimetro, un piccolo apparecchio simile a una molletta da attaccare all’estremità del dito, che riesce a misurare la quantità di ossigeno presente nel sangue e a rilevare quindi se ci sono problemi respiratori. Il saturimetro verrà impiegato con ogni probabilità nell’assistenza domiciliare dei casi meno gravi.

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