Ha origini ostunesi l’imprenditore Giovanni Vincenti, reo confesso per l’esplosione della cascina di sua proprietà a Quargnento, in Provincia di Alessandria, verificatasi tra il 4 e il 5 novembre scorso e costata la vita a tre vigili del fuoco.
Pochissimi i contatti conservati con la Città bianca, che suo padre aveva lasciato per motivi di lavoro, trasferendosi in Piemonte, dove Giovanni Vincenti è cresciuto e ha avviato una carriera professionale non proprio fortunata.
Arrestato lo scorso 9 novembre dopo 10 ore d’interrogatorio, durante il quale ha confessato di essere l’unico responsabile della morte dei tre vigili del fuoco Matteo Gastaldo (46 anni), Marco Triches (38 anni) e Antonio Candido (32 anni), Giovanni Vincenti è accusato di disastro doloso, omicidio doloso plurimo e lesioni volontarie.
La motivazione è stata sin da subito ipotizzata dagli inquirenti, venuti a conoscenza del fatto che ad agosto scorso l’uomo aveva riattivato l’assicurazione sulla casa, che non pagava da anni, aumentando il massimale a un milione e mezzo di euro, inserendo il pagamento dei danni per “fatto doloso altrui”. Il piano di Vincenti, come egli stesso ha dichiarato, era quello di simulare una vendetta di persone che potevano avercela con lui, come lui stesso aveva suggerito agli investigatori nei primi interrogatori.
Vincenti dichiara di aver collocato in sette diversi punti della cascina altrettante bombole, le ha aperte affinché saturassero gli ambienti e provocassero l’esplosione. Il timer dell’1.30 non era l’unico impostato: erroneamente un altro timer era stato settato alle 24, provocando l’esplosione di poco conto che ha allertato i vigili del fuoco e i carabinieri che si sono recati sul posto.
Resta indagata a piede libro la moglie di Giovanni Vincenti, come anche nei confronti del figlio della coppia gli inquirenti stanno svolgendo gli opportuni accertamenti.