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Marzo 19 2024

Ostunesi in trasferta: Francesco Carlucci e il suo atto poetico come l’unità del suono

Di ostunesi in giro per il mondo, o che si sono stabilmente trasferiti altrove, ce ne sono tantissimi. Oggi raccontiamo la storia di Francesco Carlucci, trentenne ostunese trapiantato a Milano, appassionato autore di versi poetici

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Per necessità o ambizione, continua a salire inesorabilmente il numero di ragazzi che lasciano il sud Italia. Di ostunesi in giro per il mondo, o che si sono stabilmente trasferiti altrove, ce ne sono tantissimi. Perciò proveremo a raccontare le loro storie professionali, le loro avventure di vita e il loro modo di percepire la quotidianità nella Città bianca, osservandola da lontano.

Una sera, gironzolando per il centro storico di Ostuni, mi sono imbattuta in una modesta folla; occupava la gradinata esterna di un locale e guardava in direzione di un ragazzo. Occhiali, capelli più o meno lunghi raccolti in una coda, pantalone e maglietta scura, un microfono in mano e un sorriso enorme. Il sorriso di chi davanti ad amici, sconosciuti e parenti porta la sua arte, la sua passione, il sudore di chi è riuscito a realizzare una piccola parte del suo sogno; il sorriso di chi nella sua bella Ostuni porta tutto il suo amore per la poesia.

Signore e signori, vi presento Francesco Carlucci. Nasce a Ostuni l’8 febbraio del 1990, si diploma al liceo classico ” A. Calamo” e si laurea all’università degli studi di Trento in Filologia e Critica letteraria. Oggi vive a Milano, dove lavora come impiegato presso il CONOE, consorzio nazionale per la raccolta e lo smaltimento degli olii e dei grassi animali e vegetali esausti. Nel tempo libero organizza eventi di poesia con il collettivo Tempi diVersi ed è speaker in un programma della web-radio Onboox. A 17 anni la sua prima esperienza all’estero, in Danimarca; qui vivendo a stretto contatto con un’altra realtà “impara ad apprezzare sfumature diverse da quelle tipiche del sud“. Probabilmente la Danimarca diventa quella piattaforma dalla quale preparare un lancio verso qualcosa di diverso, qualcosa che possa arricchirlo non solo come uomo e cittadino, ma anche sotto vesti culturali.

Ciò ovviamente ha delle conseguenze: deve continuare ad essere un figlio testardo ma lontano, un fratello attento (a distanza) e al contempo distratto, un amico disponibile nonostante i chilometri: il prezzo più caro da pagare quando si decide di lasciare la propria terra. Una terra, Ostuni, che non avrebbe potuto dargli gli strumenti per far sì che la sua grande passione potesse concretizzarsi, una terra che non gli avrebbe fatto conoscere quelle persone che lo hanno fatto crescere e diventare quello che è oggi, una terra che si fa derubare delle belle persone, quelle stesse persone che quando la salutano la onorano sempre portando con sé e facendo conoscere al mondo quell’ospitalità propria “dei popoli mediterranei che rende ogni posto casa“.

Francesco è un appassionato di giochi di ruolo e di società, gli piace leggere e spazia dalle poesie ai fumetti alla letteratura fantastica, adora passeggiare e conoscere “i posti in cui si trova con i suoi passi” insomma, non si affida alle guide turistiche. Attualmente scrive poesie ed è membro del collettivo di poesia di strada: Tempi diVersi che ha come obiettivo la condivisione e la diffusione della poesia; organizza raduni di poesia chiamati “microfoni aperti”, poetry slam e passeggiate poetiche. Francesco è un ragazzo dalle sfaccettature più disparate: se fosse un’opera letteraria sarebbe “Il treno degli dei” di China Mieiville, se fosse un disco, sarebbe un’opera jazz-rock spirituale, etnica: “Spirit Rejoin” degli Al Doum & The Faryds. Lui, però, è un poeta.

Prima di conoscerlo ero convinta, sbagliando, che la poesia si potesse leggere solo su fogli color ocra… invece no. Un giorno sono inciampata nel suo blog e ho capito che “la poesia non ha limiti e non è una prerogativa della carta, anzi, nasce con la parola, si evolve con la musica e ciò la rende adattabile a qualsiasi mezzo“. Se vi capiterà di imbattervi nel suo blog, non incontrerete Francesco ma Angelo Barbone: uno pseudonimo dietro il quale si celava durante gli anni del liceo, “un’entità fragile alla ricerca di approvazione, difficile da trovare in un posto che pone più attenzione alle apparenze che al resto” (non si riferirà – forse – ad Ostuni? Mah, chissà).

Diventato più consapevole, abbandona lo pseudonimo e quella fragilità dicotomica che si trascinava. Direi che il risultato è stato eccellente: negli ultimi cinque anni ha partecipato a numerosi eventi tra i quali tre Festival internazionali in cui ha avuto modo di confrontarsi con un’ampia varietà di pubblico. A giugno 2019 Francesco, poeta in trasferta, ha pubblicato la sua prima raccolta di poesia “Randomici atomi di pensiero” per Aletheia Editore.

Una delle cose che più mi ha colpito è che Francesco si rivolge a tutti, ci invita a riflettere e a prendere coscienza di alcuni aspetti della vita che, spesso, tendiamo a sottovalutare e la cosa più bella è che fa questo perché “è il suo modo per affrontare il mondo, per analizzarlo e tentare di creare un dialogo costruttivo con chi lo ascolta e lo legge. L’atto poetico è per lui una sensazione catartica, fantastica, musicale e, per una persona che non sa suonare nessuno strumento, è l’unico modo di essere un tutt’uno col suono“.

Il modo migliore per salutarvi è proporvi la lettura di una poesia di Francesco, con la quale ci invita a valorizzare quello che abbiamo, e a prenderci cura di chi ha bisogno andando oltre le apparenze.  Provo a lanciarvi una sfida e vi metto a conoscenza del fatto che al nostro Francesco piacerebbe “riuscire a produrre uno spettacolo di poesia totale, ossia con musica e proiezioni, che travalichi la classica idea della stessa con cui le persone vengono a contatto“. Mi raccomando, spargete la voce.

 

Petra Tosta

Ì passatë lu tièmbë dë lu Barcarulu

‘ndra Pètra Tosta la puisia ngë à lassatë sulu

e sènza sosta sto fatìë cumm’a nu mulë

pë tèngë ‘Stunë dë tanda culurë!

Vogghjë dà lùscia a stu paìsë vianghë,

onë allumënèscë purë li chianghë

ca quannë li cristianë l’òn’a vètë

s’on’a pigghjà bbénë, s’onë assètë,

on’a sèndë la puisia dë stu paisë

ca stu griscë angora na l’a accisë,

ca nguna cosa angora pò nascë,

ca na së nghjana cë na së pàrtë d’abbascë,

ca lu trësòrë nuèstë itë sta tèrra

e ca na sèrvë a nièndë fa la uèrra

a ce tènë cchjù tërnisë ‘ndra la panda

ca indra simë parë parë tuttë quandë:

tuttë sandë, tuttë pëccaturë…

lu vianghë e lu niorë na sò manghë culurë!

Ecchë përcé vogghjë tèngë totta ‘Stunë,

ca l’on’a vètë li viècchjë e li uagnunë!

La nosta Pètra Tosta avë allumënèscë arrétë

acchëssica la puisia së scètë!

 

Francesco Carlucci

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Angelica Andriola
Angelica Andriola
Pugliese d'origine, modenese di adozione. Introversa e grande osservatrice. Diversa. I libri sono la sua grande passione e la lettura è stata lo strumento con cui ha vinto la balbuzie. Ha sempre penna e taccuino in borsa... Lei scrive, scrive ovunque, scrive per sé e anche per voi.
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