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Aprile 20 2024

Positivo al Coronavirus un altro dipendente del CUP di Ostuni, Cobas: «Lavoratori senza tutele»

Tra le principali lamentele dei lavoratori del CUP, la mancata assegnazione dei dispositivi di protezione individuale, a partire da mascherine e guanti

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Tra i dodici cittadini risultati positivi al Coronavirus a Ostuni, c’è un altro dipendente del CUP. A darne notizia è il Cobas, che denuncia la carenza di tutele a favore degli operatori della sanità pubblica locale. Tra le principali lamentele dei lavoratori del CUP, la mancata assegnazione dei dispositivi di protezione individuale, a partire da mascherine e guanti. Per settimane, riferisce il sindacato, i lavoratori non hanno avuto a disposizione nemmeno del sapone per lavare le mani. Risale a ieri inoltre la notizia del primo caso a Ceglie Messapica, dove è risultata positiva al tampone una fisioterapista in servizio presso la Fondazione San Raffaele.

Un grave episodio, quello cegliese, secondo Cobas, perché il tampone è stato eseguito recentemente, mentre la fisioterapista contagiata pare avesse riconosciuto i sintomi già a partire dal 12 marzo scorso, assentandosi dal lavoro per malattia.

«Solo ieri la direzione è corsa ai ripari – dichiara il segretario provinciale Cobas, Bobo Aprileper tentare secondo noi di mettere una pezza ad una drammatica situazione, con la decisione di fare il tampone a tutti. Il tampone sarà fatto anche ai lavoratori delle pulizie, ai quali nei giorni precedenti la Fondazione aveva negato le mascherine, con la motivazione che  non gli toccavano.

Secondo noi le azioni portate avanti dal San Raffaele a difesa dei lavoratori e dei malati sono state dichiaratamente insufficienti in seguito al contagio della fisioterapista, sperando che il tutto non sia diventato un pericoloso focolaio. Come denunciavamo all’inizio di questa storia il mondo del lavoro è il meno tutelato.

Prima con quel ridicolo accordo di Cgil, Cisl, Uil con il Governo che era solo un enorme veicolo di contagio, poi con le leggi di ieri che diminuiscono le presenze sui posti di lavoro, ma non in modo significativo come sarebbe necessario. È salito prepotentemente a galla finalmente – continua Aprile – il dramma delle mascherine, con la scelta di non produrle più in Italia ma di comprarle dall’estero a qualche centesimo in meno. Le mancate scorte di mascherine per eventuali epidemie, così come è accaduto, sono da imputare ai diversi Governi che si sono succeduti fino ad oggi.

Stessa cosa per i respiratori che non si producono più in Italia, ma all’estero. Sono comunque mesi che tutti conoscevano la più che certa espansione a livello mondiale del Coronavirus,  non realizzando secondo noi le necessarie misure ad affrontarlo.

Ma chi se ne frega, tanto per qualcuno c’è sempre da guadagnare e speculare sulle disgrazie che colpiscono le popolazioni! Insieme ad una sanità da rivedere completamente – conclude Aprile – che in questa situazione ha mostrato i suoi limiti incredibili dovuta ai tagli di questi anni. Il Cobas ha l’unica  speranza  che quando tutto sarà finito si affrontino realmente  i problemi  evidenziati da questa disgrazia».

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