Dopo il violento nubifragio che ha colpito la Città Bianca lo scorso 2 ottobre, costato la vita al 63enne Oronzo Epifani, il centrodestra chiede all’amministrazione comunale di chiarire perché non sia stato attivato il Centro Operativo Comunale (COC), nonostante l’allerta diramata dalla Protezione Civile regionale.
Secondo le opposizioni, la mancata attivazione formale del COC avrebbe potuto rallentare la gestione dei soccorsi e delle operazioni di monitoraggio in un evento meteorologico che ha provocato danni ingenti e la morte di un concittadino travolto dall’acqua. Da qui la richiesta di spiegazioni ufficiali sulla catena di comando e sulle procedure seguite durante le ore più critiche dell’emergenza.
Con una nota diffusa nelle ultime ore, l’Amministrazione ha voluto fare chiarezza “in merito agli interrogativi posti dall’opposizione e relativi alla gestione dell’emergenza causata dal violento evento meteorologico”.
Il Comune ricorda che sull’intero territorio regionale era in vigore un’allerta meteo di colore giallo, una delle circa cento diramate in Puglia dall’inizio del 2025. Tale livello – si sottolinea – non prevede l’attivazione obbligatoria del COC, ma soltanto una fase di “attenzione e monitoraggio” da parte delle autorità locali, come previsto dalle linee guida operative della Protezione Civile.
Nonostante ciò, “a seguito dell’intensificarsi delle precipitazioni nel pomeriggio – si legge nella nota – il Sindaco ha tempestivamente attivato le strutture comunali preposte alla gestione dell’emergenza”, coinvolgendo Polizia Locale, volontari di Protezione Civile appartenenti a due associazioni del territorio e il dirigente del Servizio comunale di Protezione Civile.
L’Amministrazione precisa che, pur senza l’attivazione formale, tutte le funzioni essenziali del COC “erano attive e operative” e hanno svolto compiti di monitoraggio, presidio e supporto alla popolazione nelle aree considerate potenzialmente a rischio: in particolare il litorale, la stazione ferroviaria e le zone costiere di Villanova, Camerini, Diana Marina e Rosamarina.
Il Comune sottolinea che la zona in cui si è verificata la tragedia “non rientrava tra le aree a maggiore densità abitativa o a rischio idraulico” individuate nel Piano comunale di Protezione Civile.
L’Amministrazione definisce quello del 2 ottobre un fenomeno “autoalimentato”, con una pioggia di 70 millimetri l’ora per oltre due ore, accompagnata da vento e grandine, e con tempi di ritorno superiori ai 150 anni, dunque “di assoluta imprevedibilità”.
Dalle ore 18 in poi, il Sindaco e l’Assessore alla Protezione Civile avrebbero seguito in prima persona l’evolversi della situazione e le ricerche del disperso, a conferma – si legge – della “piena operatività e dell’impegno diretto” dell’amministrazione.
Il Comune respinge con forza le accuse di inerzia: “L’emergenza è stata affrontata con prontezza, serietà e responsabilità – afferma la nota – nell’ambito delle competenze e delle informazioni disponibili al momento”.
L’Amministrazione si dice “pienamente disponibile a fornire ogni chiarimento”, ma invita “tutte le forze politiche ad evitare ogni forma di strumentalizzazione politica, nel rispetto della gravità dell’accaduto, della memoria della vittima e del lavoro svolto da tutte le forze impegnate nell’emergenza”.
E conclude: “Alimentare dubbi sulla mancata attivazione delle procedure previste, oltre che falso, è vile e denota un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti del dolore di un’intera comunità”.





