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Novembre 20 2025

Condanna per i «falsi arresti» a Ostuni: la Corte dei conti ordina il risarcimento allo Stato da parte di cinque ex carabinieri

Cinque ex carabinieri condannati dalla Corte dei conti per i falsi arresti a Ostuni del 2004: dovranno risarcire lo Stato dopo i danni pagati alle vittime

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A distanza di oltre vent’anni dai fatti, arriva una nuova e definitiva pagina giudiziaria nella vicenda dei falsi arresti a Ostuni, un caso che nel 2004 scosse l’opinione pubblica nazionale. La Corte dei conti ha condannato cinque ex carabinieri della compagnia di Fasano a risarcire lo Stato per i danni economici conseguenti all’arresto arbitrario di due cittadini: Carmelo Vasta e sua moglie Maria Loparco.

La notte del marzo 2004, durante una perquisizione nell’abitazione dei due pregiudicati ostunesi, i militari dichiararono di aver trovato due bombe a mano nascoste sotto un divano. L’episodio portò immediatamente all’arresto della coppia, che venne trasferita in carcere e interrogata dal giudice. Vasta e Loparco negarono da subito qualsiasi responsabilità.

Poche settimane più tardi, però, emerse la verità: le armi erano state collocate dagli stessi carabinieri con l’obiettivo di “fare bella figura con i superiori”. Un comportamento gravissimo accertato nel successivo processo penale, concluso con condanne fino a sei anni per diversi militari coinvolti.

Nel corso degli anni, il Ministero dell’Interno ha dovuto versare un risarcimento complessivo di circa 143 mila euro alle vittime del falso arresto (nel frattempo Vasta è deceduto). Ora lo Stato ha chiesto ai responsabili di restituire quelle somme, ottenendo dalla magistratura contabile la condanna di cinque ex militari.

La vicenda ebbe all’epoca un’enorme risonanza, anche perché tra gli imputati del processo penale figurava inizialmente anche l’allora comandante provinciale, poi completamente prosciolto. Le indagini accertarono un quadro inquietante: alcuni vertici della compagnia di Fasano avrebbero “pilotato” un cittadino albanese vicino alla Scu, utilizzato come informatore in cambio di favori e della promessa di ingresso nel programma di protezione. Fu proprio lui, su richiesta dei militari, a confermare falsamente di aver venduto le bombe alla coppia ostunese, salvo poi ritrattare tutto.

Il crollo dell’impianto accusatorio portò all’arresto di otto carabinieri, tra cui ufficiali e sottufficiali: il capitano Cosimo Damiano Dellisanti, il tenente Vincenzo Favoino, il maresciallo Vito Maniscalchi, oltre al vicebrigadiere Stefano De Masi, al maresciallo Gioacchino Bonomo e ad altri indagati.

La recente decisione della Corte dei conti – presidente relatore Mingarelli, consiglieri Grasso e Natale, su richiesta del sostituto procuratore generale Maria Stefania Balena – chiude un capitolo giudiziario lungo, complesso e doloroso, ribadendo la responsabilità personale di chi abusò del proprio ruolo, arrecando un grave danno allo Stato e ai cittadini ingiustamente accusati.

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