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Ottobre 19 2024

Criptovalute e regolamentazione, cosa sta accadendo in Italia

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Anche In Italia la politica ha iniziato ad interessarsi delle criptovalute. Se negli Stati Uniti l’ordine esecutivo di Joe Biden si è incaricato di dare un rilievo strategico alle divise virtuali, il nostro Paese sembra per ora esclusivamente intenzionato a interessarsi del lato fiscale legato alla loro compravendita. Andiamo a vedere cosa sta accadendo in Parlamento anche in base a quanto riportato dal sito Criptovalute24.

Il disegno di legge sul regime fiscale delle criptovalute

È necessario pagare tasse sull’acquisto e la rivendita di criptovalute? Se sino a questo momento l’Agenzia delle Entrate aveva dato risposte prive di organicità, ora è la politica a cercare di fissare i paletti fiscali entro cui devono muoversi gli investitori in asset digitali.
La senatrice Elena Botto, una fuoriuscita dal Movimento 5 Cinque stelle passata al gruppo misto da quasi un anno, ha infatti presentato un disegno di legge teso a dare vita ad un quadro organico in materia, sul solco dei pronunciamenti delle autorità fiscali.
In pratica, Il Ddl prevede che ai Bitcoin e alle altre monete virtuali debba essere applicato lo stesso regime fiscale in vigore per le valute estere. Ad essere soggette alla tassazione saranno le valute virtuali le quali abbiano dato luogo ad un controvalore di almeno 51.645,69 euro, per almeno sette giorni lavorativi di seguito. Ove riescano a conseguire il traguardo, si vedranno applicare una aliquota flat pari al 26%.

Quando scatta l’aliquota

Occorre però precisare un’altra cosa molto importante: a far scattare l’aliquota del 26% non è il semplice possesso di criptovaluta. Il disegno di legge in effetti prevede che l’imponibilità scatta in due casi ben precisi:

  1. ove con la criptovaluta il suo possessore provveda ad acquistare dei beni;
  2. nel caso in cui il denaro virtuale venga convertito in valuta reale, anche di Paesi esteri.

Anche lo scambio di una criptovaluta in un’altra viene quindi ad essere escluso dall’applicazione del regime fiscale fissato per le valute estere.

La sanatoria

Un altro aspetto del Ddl in discussione è quello legato alla necessità o meno di dichiarare le criptovalute possedute. Se negli anni passati l’Agenzia delle Entrate aveva privilegiato l’obbligo di farlo, la legge Botto va a stemperare anche questa posizione, stabilendo in particolare che non c’è obbligo di dichiarazione nel caso in cui il valore massimo complessivo raggiunto dalle valute virtuali possedute dal contribuente nel periodo d’imposta non oltrepassi il limite dei 15mila euro.
Infine, una sanatoria, ormai una vera e propria tradizione nel nostro Paese. Interesserà tutti coloro i quali, nel corso degli anni passati, non hanno provveduto a ottemperare l’obbligo indicato dal fisco. In considerazione dell’incertezza che ha caratterizzato il settore sino ad oggi, non saranno applicate sanzioni, prevedendo la risoluzione di ogni possibile controversia in cambio del versamento di un’aliquota di favore tra l’8 (per le somme fino a 500mila euro) e il 10% per i valori a salire. Per stabilire l’importo della somma da versare farà da riferimento il corrispondente valore al primo gennaio del 2022.

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