È stata una lunga giornata dedicata ai temi di legalità e giustizia, quella che si è svolta ieri a Ostuni, iniziata con un grande corteo cittadino e terminata con l’intervento di Don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera. Organizzato dal presidio locale della principale associazione nazionale impegnata nella lotta alle mafie, l’evento ha coinvolto centinaia di persone, tra studenti e cittadini.
La manifestazione “Il bisogno e la giustizia. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, si è aperta alle ore 9 presso l’area mercatale, dove era previsto il raduno di tutti i partecipanti al corteo. Dopo aver marciato per le principali vie cittadine al grido di “Senza memoria non c’è futuro”, adulti, ragazzi e bambini si sono ritrovati nella villa comunale per continuare a celebrare il valore della legalità.
La discussione è proseguita al PalaGentile con gli interventi della referente del presidio ostunese di Libera Isa Zizza, del sindaco di Ostuni Guglielmo Cavallo; del vicesindaco e assessore alle politiche sociali e all’istruzione Antonella Palmisano; del vicario foraneo della diocesi Brindisi – Ostuni don Giovanni Apollinare; del referente di Libera Puglia Mario Dabbicco.
A introdurre Don Luigi Ciotti, tornato nella Città bianca dopo 25 anni, è stata Lucia Portolano, direttrice della testata d’informazione online Brindisi Oggi e giornalista di Repubblica e La7. La Portolano, ricordando l’omicidio tutt’ora irrisolto di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, e passando attraverso la sconcertante realtà di alcuni recentissimi casi di cronaca locale, ha messo in evidenza la disperazione che si cela dietro la delinquenza diffusa nel nostro territorio.
Un silenzio ipnotico ha accompagnato le parole di Don Luigi Ciotti, che in quasi due ore è riuscito a toccare tutte le corde delle emozioni umane. Parlando di attualità ed equità sociale, Don Ciotti ha celebrato la ricchezza degli ultimi, come gli anziani, i bambini, i disabili, i poveri, i migranti e le minoranze, nei confronti dei quali va garantita maggiore tutela.
«L’accoglienza è alla base della civiltà e della vita – afferma Don Luigi Ciotti – ed è per questo che bisogna incontrarsi. Prendiamo atto del presente, ma non restiamo prigionieri: dobbiamo diventare noi stessi il cambiamento e senza il noi rimangono tanti io. Uniamoci e impegniamoci innanzitutto sulla scuola e sul lavoro, due temi che vedono l’Italia fanalino di coda dell’Europa. Sono 163 anni che nel nostro Paese si parla di mafie, nonostante i magistrati e le forze dell’ordine si spendano ogni giorno per reprimere la criminalità organizzata. Chi ha pagato con la vita la propria lotta non voleva essere un eroe, ma un esempio. Per questo la nostra memoria deve rimanere sempre viva. Il fine ultimo è la giustizia, non la legalità. La legalità è però l’unico mezzo per giungere alla giustizia».
Don Ciotti ha parlato di fragilità, di solitudine, di fratture dell’animo, di un disagio visibile e invisibile che abita la nostra società. «Con la speranza di un’etica di comunità, dobbiamo andare incontro al futuro accantonando ogni individualismo. Non possiamo continuare a tollerare sistemi in cui le cose contano più delle persone. La politica deve impegnarsi a cambiare l’ordine delle cose e tutelare in maniera più efficiente il bene comune. Se non fa questo, la politica tradisce la sua essenza. Esca finalmente dai tatticismi e dai giochi di potere e si lasci guidare dai bisogni delle persone. Per chiunque, cittadinanza e istituzioni, occuparsi del benessere degli altri deve voler dire occuparsi anche del proprio».
Il momento più toccante dell’incontro è stato certamente quello finale, quando tre alunni hanno voluto sottoporre domande e osservazioni a Don Ciotti, che dialogando con i ragazzi ha raccontato aneddoti e particolari sulla sua incredibile esperienza di vita.