Tre persone sono morte e un’altra è rimasta ferita a Cursi, paese del leccese a pochi chilometri da Melpignano, patria della Notte della Taranta, sparate da un vicino di casa.
L’episodio, che ha seminato incredulità e sgomento nella piccola comunità pugliese di poco più di quattromila abitanti, è accaduto nella tarda serata di ieri, venerdì 28 settembre, poco dopo le 23, quando Andrea Marti, 36 anni e suo padre Franco, di 63 anni, appena tornati a casa, si sono imbattuti in Roberto Pappadà, un loro vicino di casa, che li ha freddati con una pistola 357 magnum, a quanto pare detenuta illegalmente.
Subito dopo è stata colpita dai colpi dell’arma da fuoco anche una zia di Andrea Marti, Maria Assunta Quarta, di 55 anni, che, insieme al marito e alla sorella era corsa in strada dopo aver sentito i colpi di arma da fuoco. La donna arrivata in ospedale in codice rosso, è spirata subito dopo.
Ferita invece Fernanda Quarta, di 60 anni, madre di Andrea e moglie di Franco Marti, è ricoverat all’ospedale di Casarano con una prognosi di 15 giorni. Il marito di Maria Assunta Quarta si sarebbe salvato dalla follia omicida di Pappadà perché avrebbe trovato riparo dietro un’automobile.
A quanto pare, alla base del triplice omicidio ci sarebbero continui litigi per colpa del parcheggio tra il Pappadà e i Marti, le cui abitazioni erano l’una di fronte all’altra.
Non si sa se ieri sera sia avvenuta l’ennesima lite oppure se l’uomo avrebbe atteso padre e figlio, mettendo in atto la sua terribile vendetta.Saranno le indagini a cercare di ricostruire la dinamica dell’episodio.
Ieri sera, quando i Carabinieri del Norm di Maglie e gli operatori del 118 sono giunti a Cursi sul luogo dei fatti, in via Tevere, si sono trovati di fronte scenari di Far West. Il responsabile della strage, Roberto Pappadà, un cinquantasettenne disoccupato che viveva insieme alla sorella disabile, è stato fermato subito dopo dai Carabinieri, nelle vicinanze del luogo del triplice delitto, ancora con la pistola in pugno.
L’uomo avrebbe confessato il delitto, affermando di essere stanco di subire soprusi da parte delle vittime che, a suo dire, parcheggiavano sempre dinanzi casa sua.