Alla vigilia delle elezioni regionali in Puglia, il Comitato Ulivivo sceglie la via della chiarezza e diffonde alla stampa una lunga lettera aperta, indirizzata a tutti i candidati presidenti, chiedendo maggiore attenzione scientifica e un cambio di approccio sulla gestione del disseccamento degli ulivi.
Secondo il Comitato, la comunicazione politica continua a confondere il fenomeno del disseccamento con la Xylella fastidiosa, come se si trattasse della stessa cosa. Una semplificazione che – sottolineano – «ignora ciò che la scienza oggi certifica»: ovvero che i disseccamenti osservati negli uliveti pugliesi non sarebbero principalmente riconducibili al batterio, ma a un insieme di fattori, tra cui alcune specie fungine emergenti, aggravate da pratiche agricole scorrette e condizioni ambientali critiche.
Per il Comitato Ulivivo, continuare a trattare il problema come un’emergenza da quarantena porta a due conseguenze: l’attuazione di una strategia errata, perché basata su una causa non prevalente e il ritardo nell’affrontare i veri fattori che stanno mettendo in crisi l’olivicoltura pugliese. «Così il disseccamento continuerà – denunciano – e questo rappresenta il vero pericolo per gli ulivi della nostra Regione».
Nel mirino anche i finanziamenti destinati ai reimpianti con cultivar definite “tolleranti al batterio”. Il Comitato ricorda che il Ministero dell’Ambiente ha classificato tali fondi come Sussidio Ambientalmente Dannoso, poiché la sostituzione massiva delle cultivar storiche ridurrebbe la biodiversità agricola, esponendo le nuove coltivazioni a nuove epidemie future.
Secondo la lettera, la politica continua a non considerare le moderne ricerche scientifiche e le evidenze di campo, preferendo annunciare «poteri straordinari» e interventi drastici.
Il Comitato richiama inoltre i recenti studi che mostrano come le cultivar pugliesi – anche se colpite da stress o patogeni – siano in grado di rigenerarsi e tornare a produrre, se seguite con adeguate pratiche agronomiche. Una resilienza che definiscono «la vera ricchezza dell’olivicoltura pugliese. Altro che piante resistenti o immuni – scrivono – gli ulivi che abbiamo sono già i più tolleranti. Se curati, tornano a vegetare e produrre olio di altissima qualità».
La lettera invita i candidati a recarsi nelle aziende salentine che hanno riportato gli ulivi in produzione e a osservare anche gli alberi abbandonati che tornano a vegetare spontaneamente. E rimarca come la cura del suolo e dell’albero rappresenti un metodo efficace sia per il paesaggio sia per l’ambiente.
Tra le citazioni scientifiche riportate dal Comitato figurano anche i risultati del progetto europeo XF-Actors, che confermerebbero l’assenza di specifici tratti genetici in grado di garantire resistenza alla Xylella in modo stabile.
Da qui la domanda rivolta alla politica: quali piante si vogliono proporre agli agricoltori? E con quali garanzie per il futuro dell’olivicoltura pugliese? Nel testo si menzionano anche gli atti delle procure di Lecce e Bari, che parlerebbero – secondo il Comitato – di un «raggiro ai danni dei pugliesi» e di un «disegno criminoso» attorno alla gestione della Xylella e delle politiche collegate.
Un passaggio forte, accompagnato da una domanda altrettanto diretta: «Volete farvi prosecutori di questo crimine?».
La lettera si chiude con un appello ai candidati a prendere posizione in modo chiaro e concreto. Secondo il Comitato Ulivivo, oggi la verità scientifica è evidente: «La verità svelata oramai galoppa, nonostante un perverso sistema di interessi e omertà mediatiche
tenti di rallentarla: Xylella è oramai endemica, ma non è un problema perché con essa si convive e si produce; gli ulivi pugliesi sofferenti si salvano con i protocolli già sperimentati e con le buone pratiche, e il sostegno deve andare a chi cura, non a chi sradica», conclude il Comitato.





