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Ottobre 19 2024

Secondo contagiato nel personale del 118, Cobas Brindisi: «Situazione allarmante»

Il sindacato brindisino alza la guardia sulle dinamiche operative che costringerebbero il personale del 118 a non rispondere nel migliore dei modi all'emergenza Coronavirus

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Dopo il primo caso di contagio relativo ad un operatore del 118, il sindacato Cobas Brindisi da ulteriore notizia di una seconda positività, riscontrata nei confronti di un soccorritore volontario.

«Questo volontario aveva partecipato al trasporto di un paziente il 31 marzo, paziente poi deceduto all’Ospedale Perrino di Brindisi e di cui solo oggi si apprende il risultato della positività al Covid-19 – si legge nella nota stampa Cobas – Il volontario contagiato ha invece lavorato fino al 6 aprile, e solo oggi si è presa la decisione di mettere in quarantena il personale con cui è stato in contatto. Quindi in tutti questi giorni i lavoratori coinvolti hanno continuato tranquillamente a lavorare e per giunta su più postazioni».

Il sindacato torna perciò ad alzare la guardia sulla situazione di emergenza che il personale del 118 sta vivendo, sottolineando la mancanza di tutele necessarie a fronteggiare al meglio l’epidemia da Covid-19.

Dalle differenze contrattuali del personale, alla mancanza di conoscenze e di prassi necessarie a fronteggiare la situazione, passando per utilizzi non proprio idonei dei Dpi, una serie di problematiche che possono portare ad ulteriori contagi. Talvolta più per il comportamento delle persone, che per la sola (e già di per sé problematica) infettività del virus.

«Una situazione a dir poco allarmante che richiede immediati interventi – si legge nella nota di Cobas Brindisi – L’equipaggio del servizio 118 è composto da medici ed infermieri dell’Asl, dipendenti delle associazioni e volontari delle stesse associazioni che percepiscono un cosiddetto rimborso per turni spesso e volentieri di 12 ore Una situazione che andava sistemata da anni, ma che ancora persiste a causa soprattutto degli interessi economici che muove. I volontari non hanno alcun tipo di tutela nel caso in cui dovessero contrarre il Covid-19 o altre malattie.

E oltre ai volontari, ci sono disparità contrattuali tra i dipendenti stessi delle associazioni, tra full-time e part-time. Nessuno percepisce alcun tipo di indennità di rischio per il lavoro che svolgono. Come si può pretendere una certa professionalità se ancora oggi ci sono queste disparità, e non è ad esempio riconosciuta la figura dell’autista-soccorritore?

In tutto questo periodo di emergenza i responsabili delle associazioni, non hanno provveduto ad effettuare dei corsi per la vestizione/svestizione, ma solo da qualche giorno hanno inviato ai lavoratori dei video presi da YouTube.

La sanificazione dei mezzi e del personale viene affidata al volontario preposto al recupero dei presidi, che però non ha svolto nessun corso e di conseguenza non sarebbe abilitato a fare quel servizio, poiché non conosce il prodotto che utilizza, i campi d’azione, i tempi di pianificazione sui vari materiali e le procedure che bisogna seguire per ottenere una corretta sanificazione. Si rischia perciò continuamente di avere i mezzi contaminati e di contagiare i lavoratori e le loro famiglie.

Non viene fornita la possibilità di sapere se i pazienti che vengono trasportati siano positivi o negativi, con il rischio di un possibile contagio e di individuare il paziente coinvolto per poter tracciare una mappa di possibili contagiati»

Oltre che su tutta questa serie di situazioni, lo stesso sindacato punta il dito sulla mancanza di supporti e di corretto uso dei Dpi: «L’emergenza Covid-19 ha portato ad utilizzare i famosi Dpi supplementari che vengono consegnati con il contagocce, e qualcuno spesso impone di riutilizzare e “disinfettare” i suddetti. I lavoratori dovrebbero utilizzare tutti i Dpi e non solo le mascherine, ad ogni evento, poiché potrebbero incorrere, come già successo, in pazienti positivi ed asintomatici che però chiamano per altre patologie.

I Dpi dovrebbero essere certificati CE con relativi campi di utilizzo ma, stranamente, un giorno ci sono quelli certificati, il giorno dopo quelli in Tnt trasparente (che non sono contro il rischio biologico). Addirittura vengono usati sacchetti per la spazzatura, opportunamente tagliati e ricuciti a forma di calzare, che sono anche pericolosi per l’incolumità poiché molto scivolosi».

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