Sono state effettuate nella mattinata di ieri, giovedì 31 ottobre, all’interno e all’esterno della cattedrale di Ostuni le riprese della trasmissione televisiva “Paesi che vai…”. La produzione del programma dedicato alla scoperta delle meraviglie artistiche e architettoniche del Belpaese, in onda tutte le domeniche alle ore 9.40 su Rai1, ha scelto infatti di dedicare attenzione alla Città bianca e alla storia della sua concattedrale.
In particolare, la puntata approfondisce la relazione tra Isabella D’Aragona, duchessa di Milano, diventata anche duchessa sovrana di Bari e signora di Ostuni, con gli interventi operati sulla concattedrale alla fine del ‘400. Stando alla ricostruzione storica, fu lei a disporre alcune modifiche alla facciata frontale della cattedrale ostunese, prima fra tutte la realizzazione del particolareggiato rosone, nonché all’interno della navata centrale.
L’intenzione della duchessa, una volta rimasta vedova, era quella di rendere la struttura della chiesa somigliante a quella del duomo di Milano, il cui ducato era retto appunto da suo marito Gian Galeazzo Sforza. Tutti i dettagli, leggendari o documentati, approfonditi dalla produzione di “Paesi che vai…” sulla concattedrale di Ostuni, saranno svelati durante la messa in onda della puntata, in programmazione per gennaio prossimo.
Sul set, a dirigere i lavori della troupe, il conduttore Livio Leonardi, giornalista Rai e ideatore del format, recentemente insignito della medaglia d’oro dalla Società Dante Alighieri per la diffusione per la divulgazione e promozione del patrimonio paesaggistico e culturale italiano.
«Il filone in cui la puntata su Ostuni si inserisce – spiega Leonardi – si chiama “Il gossip dell’arte”, in cui convergono tutte le leggende e gli aneddoti tramandati nei secoli attorno a una particolare opera d’arte. La storia della concattedrale di Ostuni è collegata a quella del Palazzo Ducale di Martina Franca, città in cui negli scorsi giorni abbiamo operato con la troupe. In un’unica puntata, abbiamo cercato di raccontare le meraviglie barocche che la Valle d’Itria possiede».