C’è tempo fino a giovedì 30 agosto per visitare la mostra delle opere di Giancarlo Nunziato, ospitata insieme alle opere in legno di Tonino Zurlo, nella galleria “L’Ulivo che canta” di Ostuni.
L’estroso e originale artista leccese presenterà al pubblico le sue creazioni nella suggestiva sede di via Bixio Continelli numero 9, nel cuore del centro storico della Città Bianca.
Dopo il grande successo ottenuto dalla mostra degli strumenti creati dall’artista Antonio Dattis, adesso il connubio tra i colori delle “teste cotte” e delle incisioni di Nunziato e le sculture in legno d’ulivo di Tonino Zurlo si propone di rivelare il rapporto viscerale che lega i due artisti alla terra e alla natura.
Due generazioni a confronto, con un diverso modo di approcciarsi all’arte, ma con due personalità che si intrecciano alla perfezione nel significato e nella concezione empirica delle loro opere.
La mostra, soprannominata “D’altro canto”, è stata inaugurata il 23 agosto e si chiuderà giovedì 30.
Giancarlo Nunziato, nato a Gagliano del Capo nel 1991, si è diplomato in Pittura all’ABA di Lecce, I e II livello, discutendo una Tesi in Sociologia delle Arti, Solitudine e condivisione nelle arti contemporanee”, ed una in Tecniche dell’Incisione e Grafica d’Arte, “Il ritratto, Leal Sovvenir”. La sua poetica discende da un’ossessiva e ponderata devozione al ritratto dal vero.
Le sue opere raccontano un mondo dilatato e senza tempo. Descrivono corpi abbandonati a se stessi, spesso mutili ed isolati nello spazio. La sua indagine scava volumi e pose, voci, sguardi e seduzioni, generando grumi materici in ocra e nero, una scabra superficie dipinta molto forte, pur nel suo isolamento, sempre potente, anche nei toni tragici e puri della semplice scoperta dell’insensatezza della vita.
Tonino Zurlo nasce a Ostuni nel gennaio del 1946. Inizia l’attività di falegname da ragazzo, attività alla quale affiancherà in seguito quella di restauratore e di antiquario. Inoltre Tonino è un cantastorie con all’attivo 3 CD: “Jàta viénde” (Circolo Gianni Bosio – il manifesto ), “Nuzzole e parolu” (Anima Mundi) e “L’ulivo che canta” (Anima Mundi) ; quest’ultimo , nel 2013, compare tra i finalisti per la targa Tenco dedicata ai cantautori in lingua dialettale. Zurlo scopre la lavorazione dell’ulivo quasi per caso dopo essere andato in pensione. Mentre realizza nella sua bottega dei mestoli con dei resti della potatura degli ulivi, Tonino, rimane affascinato dalle forme e le venature nascoste all’interno di questo legno.
Da allora in poi, l’ulivo catalizza totalmente la sua attenzione: Tonino è sempre nel suo laboratorio, anche durate i giorni di festa. Afferma sempre di non sentirsi uno scultore, bensì “un tramite”, il cui compito è quello di svelare ciò che la natura ha sedimentato durante il suo corso, la vita e la storia che si annidano all’interno dell’albero d’ulivo. Modella tronchi, rami e radici di quest’albero tipicamente mediterraneo dalla quale vengono fuori danze, animali , maschere e smorfie che sembrano provenire da un mondo lontano e arcaico.