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Settembre 26 2025

Xylella, molti dubbi e poche certezze: a Ostuni un incontro informativo per capirne di più

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Si è svolto a Ostuni sabato 30 marzo, nel salone parrocchiale della chiesa di “San Luigi Gonzaga” un incontro informativo dal titolo “La salvaguardia della piana degli ulivi: che ne sai della Xylella?”, organizzato dall’associazione “Cosate Valle d’Itria”, in collaborazione con il Comitato Promotore Informazione Xylella Ostuni-Tarantula Rubra.

L’incontro, a cui hanno partecipato Margherita D’Amico, biologa e fitopatologa, Margherita Ciervo, docente di Geografa Economica all’Università di Foggia e Massimo Blonda, ricercatore del CNR di Bari, ha voluto fare chiarezza tra Xylella e CoDiRO, ovvero il “Complesso del disseccamento rapido degli ulivi”.

Tante le domande emerse nel corso dell’incontro, a cui ha partecipato un nutrito gruppo di curiosi, interessati a capirne di più per districarsi tra le tante informazioni, spesso discordanti, che riguardano la malattia che minaccia gli ulivi.

«Esistono oltre 400 specie vegetali che ospitano la Xylella: perché l’ulivo viene indicato come unica pianta da abbattere e trattare con ingenti quantitativi di fitofarmaci? Perché l’imposizione per decreto di neonicotinoidi che sono vietati in altri paesi europei, per esempio in Francia? Perché, se sono stati campionati circa 450.000 alberi di ulivi su 60 milioni (quante sono le piante in Puglia) e viene rilevato dall’ARIF nel marzo 2018 infetto l’1,8% di queste (meno di 5000 piante), l’indagine conoscitiva della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha dichiarato che sono infetti milioni di ulivi, con grande e amplificato seguito dei giornali e dei mass media che continuano a terrorizzare gli agricoltori?

Perché sono già ben chiaramente programmate colture intensive e super intensive di varietà di ulivi leccino e favolosa per i quali sono indispensabili fitofarmaci e ingenti quantitativi di acqua (che la Puglia non ha) al posto degli ulivi secolari che non necessitano di acqua? Perché si danno queste due varietà come sicuramente resistenti (ma che si infettano comunque con Xylella fastidiosa) quando gli stessi ricercatori che le studiano non si sbilanciano da darlo per certo nel tempo? Perché non viene detto che la nostra CORATINA è la varietà più resistente al batterio, più della leccino? Dov’è oggi un reale rapporto scienza/democrazia se i movimenti ambientalisti non vengono ascoltati ma bollati come “antiscientifici”? Perché la scienza si veste di dogmatico riduzionismo invece di indagare a 360 gradi e aprirsi ai contributi di cittadini, contadini, associazioni della società civile, ricercatori che invece mettono in relazione scienze ed istituzioni con domande precise? I disseccamenti esistono ovunque, perché non si indaga appropriatamente sulle cause e concause?».

«Da quanto apprendiamo dalla delibera regionale 2023/2013– si è affermato nel corso dell’incontro- e poi riportato successivamente nel rapporto Agromafie 2016, il CoDiRO dipende da diversi fattori: alcuni funghi (Phaeoacremonium, Phaeomoniella), un lepidottero (la Zeuzera pyrina) e un batterio inserito nella lista dei patogeni da quarantena (la Xylella fastidiosa). Concausa di tale disseccamento è un eccessivo sfruttamento del suolo agrario, ovvero un abuso di pesticidi ed erbicidi, i quali hanno nel tempo impoverito di humus quei terreni.

Ma d’un tratto spariscono le concause e il mostro divoratore di ulivi assume un’unica identità: la Xylella fastidiosa. Questo spettro pare si aggiri dal 2013, mentre gli ulivi hanno cominciato a disseccarsi già prima del 2010. Nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sull’emergenza Xylella fastidiosa in Puglia, approvato dalla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, si parla di come il batterio inoculato in piante sane e in ambiente protetto abbia riprodotto alcuni sintomi di disseccamento su piantine di un anno di età. A completare questo quadro, alcuni studi dimostrano come gli erbicidi (a tal proposito, si ricorda che la Bayer-Monsanto, produttrice del Roundup, fra gli erbicidi più diffusi a livello mondiale, proprio qualche settimana fa è stata condannata negli Stati Uniti d’America a causa della cancerogenicità di questo prodotto) possano aver favorito il processo di disseccamento».

Si è poi ricordato come, già nel 1974, nel basso Salento erano comparsi su alcuni ulivi già dei disseccamenti, messi in relazione con un utilizzo importante di erbicidi (4,5 kg per ettaro). L’ISTAT mostra che fra il 2003 e il 2009 gli erbicidi in provincia di Lecce sono distribuiti in quantità superiore rispetto alle province di Bari e Foggia, pur avendo la provincia di Lecce una superficie molto inferiore delle altre due province. Si rileva una media di utilizzo che va dai 4,5 ai 5,5 kg per ettaro, quindi la stessa – se non maggiore – quantità del 1974.

«Se prima c’era una correlazione tra l’abuso di erbicidi– si sono chiesti gli esperti presenti- e il disseccamento, oggi perché non viene presa in considerazione? E perché oggi la CIA richiede a viva voce una semplificazione per l’ottenimento dei patentini fitosanitari, pur essendo alle cronache la condanna di diversi agricoltori colpevoli di abuso di pesticidi e quindi di devastazione ambientale?».

Nel corso dell’incontro è stato poi affrontato lo spinoso tema tra chi porta avanti le istanze dell’eradicazione per sgominare il batterio e i cosiddetti “negazionisti”.

«Coloro che ritengono possibile e necessario l’abbattimento e/o lo sradicamento degli ulivi, così come l’irrorazione indiscriminata degli insetticidi, non vedono di buon occhio scienziati, ricercatori, associazioni della società civile, contadini che invece ritengono che vadano sperimentate e perseguite tutte le strategie per salvare e far rivivere il nostro patrimonio di ulivi. Li etichettano quali “negazionisti”, ma soprattutto cercano di boicottare ed impedire iniziative di informazione, accampando una unica autoproclamata verità scientifica, dogmaticamente assoluta. I più audaci si spingono anche a intimidire chiunque intenda favorire invece un confronto scientifico e culturale tra esperienze e valutazioni diverse».

Il popolo pugliese convive con l’ulivo già dal neolitico traendo un’enorme forza vitale da questa pianta talmente magica da essere considerata immortale. «Questo albero è stato, ed è ancora, parte integrante e fondamentale del processo di costruzione identitaria personale e collettiva di noi tutti. Non permetteremo che miserrimi interessi di pochi lobbisti scippino l’enorme ricchezza che ci regala l’ulivo, e con essa la nostra identità. Come scriveva l’agronomo del I sec. d.C., Giunio Moderato Columella, “Olea prima omnium arborum est” ovvero, “Fra tutti gli alberi, il primo posto spetta all’ulivo”».

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