Un omaggio a don Tonino Bello inaugurerà martedì 24 luglio, alle ore 21, la rassegna teatrale “Teatro Madre”, nell’anfiteatro del Parco Archeologico di Santa Maria di Agnano, a Ostuni.
Lo spettacolo “Croce e Fisarmonica” di Enrico Messina e Mirko Lodedo, vincitore della terza edizione dei Teatri del Sacro, traccia un ritratto poetico del sacerdote pugliese definito da Papa Francesco “un profeta di speranza”.
«Se passi da casa mia fermati»: era questo l’invito che soleva rivolgere don Tonino Bello al prossimo, chiunque esso fosse. E nel 25° anniversario della sua prematura scomparsa, Enrico Messina e Mirko Lodedo, con la regia di Carlo Bruni, portano sul palco il racconto emozionante e nitido di un uomo che ha segnato profondamente il tempo in cui è vissuto e la gente che lo ha incontrato.
Don Tonino Bello è stato vescovo e presidente nazionale di Pax Christi. Nato nel 1935 ad Alessano, in provincia di Lecce, ne è andato a cinquantotto anni, nell’aprile del 1993, a causa di un cancro che non gli ha lasciato scampo. Nella sua casa natale, fra molti ricordi, regali, testimonianze d’affetto, c’è il disegno di una bambina delle elementari che lo ritrae, in piedi, su di una fragile e variopinta barchetta a vela, braccia larghe e mani che tengono rispettivamente una croce ed una fisarmonica.
Prediligendo il potere dei segni ai segni del potere, don Tonino Bello ha esercitato il suo mandato coniugando uno straordinario rigore evangelico, con un anticonformismo capace di spiazzare i più arditi rivoluzionari; associando a una fede profonda, una laicità che a molti, ancora oggi, sembrerebbe paradossale per un prete: tenendo insieme croce e fisarmonica.
«Questo lavoro- spiegano Enrico Messina e Mirko Lodedo– non tenta una sintesi di quel ricchissimo patrimonio, non costruisce un reliquiario, per quanto venerabile, in cui esporlo. Vuole piuttosto ricavare l’impronta di un passaggio, perché, per quanto profonda, non rischi d’essere cancellata dal folklore o allontanata da una meritata santificazione.
Croce e Fisarmonica tenta di esercitare una fede “laica” nell’uomo, attraverso la ricostruzione mitica della figura di un religioso. Talvolta si attribuisce al mito un senso d’irrealtà, addirittura di falsità, mentre nella tradizione classica il mito rappresenta un punto elevato di sintesi: un punto di riferimento capace di favorire coesione sociale, culturale, etica; di definire un orizzonte comune».
Per informazioni sullo spettacolo e la rassegna contattare il numero: 389/2656069.