Il Comune di Brindisi da qualche giorno è sotto accusa da parte delle forze di opposizione in seguito alla decisione di destinare i locali della vecchia delegazione comunale, al rione Casale, a centro di accoglienza per stranieri minorenni non accompagnati. Da quando è stata pubblicata la deliberazione di giunta con cui si dava ufficialità alla notizia, si sono scatenate le polemiche da parte delle forze di opposizione.
La scelta del Comune nasce dall’aver deciso di aderire a un bando, che rientra nell’ambito del “Pon Legalità 2014-2020” e che si propone di accogliere i migranti, scelta operata dalla nuova giunta guidata dal sindaco Riccardo Rossi, che ha deciso di aprire le porte agli immigrati minorenni e neomaggiorenni, formulando la proposta di accoglierli nei locali comunali del Casale.
La prima a insorgere è stata la Lega che in una nota a firma dei consiglieri comunali Massimo Ciullo ed Ercole Saponaro, scrive: «Ancora una volta la città di Brindisi, nonostante vi siano ben altri problemi che la soffocano, si candida a un’accoglienza che rischia concretamente di creare ulteriori e gravi squilibri nella vita sociale degli abitanti dei vari quartieri. Si parla di edifici e rioni dove potrebbe essere realizzato l’insediamento, come quello del Casale che verrebbe obiettivamente stravolto dalla presenza degli immigrati».
«La Lega – conclude la nota – dichiara sin da ora la sua contrarietà alla partecipazione del Comune al bando e quindi all’arrivo degli immigrati. La Lega è pronta alla mobilitazione di piazza contro l’iniziativa del Comune e contro l’insediamento dei migranti».
Alle rimostranze della Lega si sono aggiunte quelle di Forza Italia e Fratelli d’Italia, anch’essi contrari.
«Assistiamo purtroppo– commentano i rappresentanti di Forza Italia– alla ennesima contraddizione di questa amministrazione, in quanto nelle linee programmatiche presentate alla cittadinanza il sindaco Rossi era più volte espresso sul recupero delle stesse riutilizzandole come centro di ascolto dei cittadini. Oggi invece scopriamo a sorpresa che la Giunta ha deciso di candidare la ex sede comunale del Casale a centro di accoglienza per i migranti minorenni e appena maggiorenni. Alla luce di quanto appreso ci aspettiamo che anche le restanti sedi seguiranno lo stesso destino nel prossimo futuro. Riapriamo la delegazione con un Presidio di Polizia Locale e non di migranti! E non chiamateci razzisti, perché i veri razzisti contro gli italiani e i brindisini sono proprio coloro i quali intendono dare seguito a tali scellerate iniziative, mascherate da finto buonismo sotto forma di accoglienza, che di fatto hanno un unico fine celato, quello di fare ingrassare le cooperative rosse, che gestirebbero il servizio».
Anche Fratelli d’Italia ha espresso la sua contrarietà annunciando presto una mobilitazione di piazza e un’interrogazione parlamentare:«Difenderemo in prima linea Brindisi e i brindisini da queste scelte fallimentari- rendono noto i rappresentanti del partito che vede alla guida Giorgia Meloni- che non mirano ad alcuna integrazione sociale, ma esclusivamente a creare nuovi e ulteriori squilibri tra i cittadini dei differenti quartieri. A titolo esemplificativo, vedasi la discarica a cielo aperto del dormitorio di via Provinciale per San Vito, fuori da ogni tipologia di controllo».
Al coro dei contrari al centro di accoglienza minori al Casale, si è unita anche l’Udc brindisina, che ha aggiunto: «La scelta di utilizzare gli uffici comunali del rione Casale per ospitare immigrati minorenni non accompagnati appare quella meno idonea e frutto di una politica di improvvisazione che ci meraviglia proprio perché viene da sinistra. Non so cosa prevedesse il programma di Rossi in merito all’utilizzo dei beni immobili di proprietà dell’ente, in modo particolare le delegazioni comunali, tipo quella del Casale chiusa per carenza di personale e non per altri motivi. Noi abbiamo sempre sostenuto che quei beni posti in punti strategici dei quartieri debbano essere messi a disposizione della comunità per le reali carenze di servizi e per i bisogni dei cittadini che si distinguono da quartiere a quartiere».