Un medico internista leccese, di cui non è stato reso noto il nome, è stato interdetto per nove mesi dall’esercizio della professione in seguito alle indagini dei carabinieri del Nas di Taranto.
Secondo le accuse, l’uomo, un cinquantanovenne, avrebbe tentato di corrompere un suo collega, medico in servizio presso l’ospedale “Perrino”, chiedendogli di indirizzare i pazienti verso una nota clinica privata della provincia di Brindisi, accreditata con il servizio sanitario nazionale, in cui l’internista leccese presta servizio.
Le indagini sono partite nel settembre 2018, a seguito di una denuncia sporta dal Direttore generale dell’Asl di Brindisi. Secondo quanto emerso dalle indagini, il medico internista avrebbe tentato di convogliare pazienti affetti da neoplasie epatiche ricoverati nella struttura pubblica brindisina, verso la clinica privata in cui lavorava, al fine di effettuare trattamenti sanitari altamente remunerativi, finalizzati a incrementare le prestazioni di ricovero presso la stessa clinica e di conseguenza, aumentare il suo guadagno.
Il medico ospedaliero- che ha rifiutato di prestarsi alla richiesta– se avesse accettato, sarebbe stato ricompensato mediante il conferimento di una consulenza scientifica retribuita da parte della clinica privata.
L’indagine ha inoltre dimostrato che i trattamenti sanitari da espletare nella clinica privata potevano essere comunque effettuati presso la Asl di Brindisi, attrezzata per questo tipo di servizio.
La misura interdittiva del “divieto di esercitare per mesi nove la professione di medico” è stata emessa dal Gip del Tribunale di Brindisi, su richiesta della Procura, a seguito delle indagini effettuate dai carabinieri del Nas.