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Ottobre 16 2024

Deposito nazionale rifiuti radioattivi, cinque siti individuati in Puglia. Emiliano: «Ferma contrarietà»

Sulla possibilità che la Puglia accolga il deposito di rifiuti nucleari, il presidente Emiliano dichiara la ferma contrarietà della regione, mentre Legambiente chiede un confronto trasparente con il governo

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La Puglia rientra con cinque siti nella lista dei territori candidati ad accogliere il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. Con un ritardo di quasi dieci anni l’Italia deve necessariamente individuare i luoghi idonei, ma il presidente della regione Michele Emiliano si oppone all’ipotesi di accogliere materiale di scarto nucleare sul territorio pugliese. Nella Carta dei siti potenzialmente idonei alla costruzione del Deposito nucleare nazionale, è indicata l’area di Gravina di Puglia in provincia di Bari e i comuni di Altamura e Laterza per un’area individuata in condivisione con Matera in Basilicata.

«Apprendiamo a ‘cose fatte’ e a distanza di anni – spiega il governatore Emilianodell’inclusione di alcuni comuni pugliesi e lucani tra i siti in cui stoccare residui radioattivi. È ferma e netta la contrarietà della Regione Puglia a questa opzione. I nostri sforzi verso un modello di sviluppo improntato sulla tutela dell’ambiente e della salute sono noti a livello internazionale. Non si può imporre, ancora una volta, scelte che rimandano al passato più buio, quello dell’assenza della partecipazione, dell’umiliazione delle comunità, dell’oblio della storia e delle opportunità.

Lo Stato e la Regione – continua Emilianohanno, in quei luoghi, istituito il Parco nazionale della Murgia e il parco regionale più grande, quello delle Gravine, quali presìdi delle biodiversità e simboli dello stile di vita verso cui i pugliesi hanno deciso di andare. Le comunità della Murgia pugliese sono in continuo cammino, in evoluzione costante nel turismo, nell’agricoltura moderna, nella zootecnia basata sul benessere animale, nelle produzioni artigianali che finalmente superano i confini regionali e rendono riconoscibile una storia, una identità vera che profuma di futuro e non può essere sporcata con la parola “nucleare”, incubo del passato. Svolgeremo tutti gli approfondimenti tecnici del caso, geologici e ambientali, per motivare anche sotto questo aspetto l’incompatibilità di questa scelta irragionevole che contrasteremo in ogni sede».

Sulla questione interviene anche Legambiente Puglia, che chiede un confronto puntuale e trasparente con il Governo. «La Puglia viene coinvolta direttamente con ben cinque siti individuati. Ribadiamo con fermezza – dichiara Ruggero Ronzulli, direttore di Legambiente Puglia – l’urgenza di avviare un percorso trasparente, partecipato e condiviso col territorio che coinvolga i cittadini, le associazioni, le amministrazioni locali e la comunità scientifica, a partire dalle informazioni contenute nella CNAPI. È essenziale infatti tener conto di ogni singola peculiarità territoriale e del patrimonio naturalistico, archeologico e culturale che va salvaguardato e tutelato. Siamo infatti convinti che i troppi ritardi e la poca chiarezza che hanno caratterizzato fino ad ora questo lungo e complesso percorso, rischiano di far partire il tutto con il piede sbagliato. Formalmente da oggi ci sono 60 giorni per produrre delle osservazioni da parte del pubblico al lavoro fatto, ma non ci si può limitare a questo».

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