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Ottobre 17 2024

Ritardi nella conversione della centrale elettrica di Brindisi, l’on Palmisano: «Si faccia chiarezza»

La deputata ostunese ha presentato un’interrogazione parlamentare sui ritardi autorizativi che penalizzerebbero Enel e circa 800 lavoratori

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Denuncia possibili ritardi nel rilascio delle autorizzazioni per la de-carbonizzazione della centrale elettrica “Federico II” di Brindisi, l’onorevole ostunese del Movimento Cinque Stelle, Valentina Palmisano, che nelle scorse ore ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ed al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, in merito ad alcune vertenze che riguardano il territorio brindisino.

«Occorre tutelare i lavoratori del polo energetico di Brindisi. Serve chiarezza sul ritardo nelle autorizzazioni richieste da Enel per i nuovi impianti, al momento senza risposta». L’on. Palmisano sottoscrive un’istanza che trae origine da un recente confronto avvenuto nei giorni scorsi tra parti sociali e imprese, coordinato dalla Prefettura di Brindisi.

«Il 21 marzo scorso – spiega l’on. Valentina Palmisano – su richiesta dei rappresentanti delle segreterie territoriali di Ficltem-Cgil, Flaei Cisl-Uiltec Uil di Brindisi, si è svolto un incontro con il prefetto di Brindisi, Carolina Bellantoni e rappresentanti di Enel e Confindustria, per discutere sui gravi ritardi relativi alle procedure autorizzative dei nuovi impianti a gas previsti a Brindisi, necessari ad una transizione energetica e al passaggio verso la totale de-carbonizzazione. Con l’approvazione definitiva, nel 2019, del Piano nazionale energia e clima è stato confermato che il sistema elettrico italiano necessita di una capacità installata di generazione termoelettrica da impianti a gas non inferiore a 50 Giga Watt per soddisfare i criteri di adeguatezza a livello nazionale. Nei suoi piani industriali Enel ha previsto investimenti per nuovi impianti a gas, da costruirsi nei siti in cui si trovano le attuali centrali a carbone, che dovranno essere dismesse. In particolare, su Brindisi Enel ha avviato il processo autorizzativo per  un progetto che prevede la sostituzione delle quattro unità a carbone esistenti».

Si tratterebbe di soluzioni che, secondo la delegazione sindacale guidata dai segretari Antonio Frattini (Filtem Cgil), Marco Bernardo (Flaei Cisl) e Carlo Perrucci (Uiltec Uil), sono essenziali per lo sviluppo di una corretta transizione energetica nazionale e per la garanzia di assicurare un minimo battente occupazionale, ma al contempo risultano insufficienti a garantire un’adeguata presenza industriale del gruppo Enel nel polo di Brindisi e, di conseguenza, una continuità lavorativa, che va ricercata con ulteriori nuovi investimenti.

«Nel piano nazionale integrato energia e clima il nodo elettrico di Brindisi è esplicitamente citato per la sua strategicità nella rete di trasmissione zonale, nazionale e internazionale, attraverso l’elettrodotto sottomarino di Galatina che collega l’Italia alla Grecia. Ora i ritardi nel rilascio delle autorizzazioni rischiano di compromettere la partecipazione alle prossime aste che Terna lancerà per nuovi impianti a gas e l’attuazione del progetto della realizzazione dei nuovi impianti a gas, con il rischio dell’abbandono del polo di Brindisi da parte di Enel. Ed è per questo – conclude la parlamentare ostunese – che ho chiesto al governo la necessità di chiarimenti circa i ritardi nelle autorizzazioni previste per la realizzazione dei nuovi impianti a gas da costruire a Brindisi e le azioni di sua competenza che intende porre in essere anche al fine di garantire una continuità lavorativa per i circa 800 lavoratori, dipendenti Enel e dell’appalto, coinvolti nel passaggio verso la de-carbonizzazione del sito».

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