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Ottobre 18 2024

Operazione Fire: blitz dei Carabinieri, arresti a Mesagne, Brindisi, Ostuni e San Pietro Vernotico

Scacco alla criminalità organizzata, 30 indagati. Tra i reati contestati associazione a delinquere, traffico di stupefacenti e detenzione illegale di armi

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Alle prime luci dell’alba di lunedì 31 gennaio, i Carabinieri della Compagnia Carabinieri di San Vito dei Normanni (BR), coadiuvati nella fase esecutiva dal personale dello Squadrone Eliportato Carabinieri Puglia, dal 6° Nucleo Elicotteri dei Carabinieri di Bari e dal Nucleo Cinofili, sono entrati in azione eseguendo misure coercitive personali nei confronti di 30 indagati, a Mesagne, Brindisi, Ostuni e San Pietro Vernotico.

I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti pluriaggravata, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale.

Il blitz delle forze dell’ordine ha così dato esecuzione all’ordinanza n. 11926/19 R.G.N.R. D.D.A. e n. 7156/2020 R. Gip, n. 1/2022 OCC, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Lecce, nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.

Il Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce, ha disposto undici arresti, tra cui cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere e sei arresti domiciliari

All’esecuzione dei provvedimenti cautelari personali, coordinata dal Comando Compagnia di San Vito dei Normanni, hanno partecipato 70 Carabinieri, insieme ai militari del Nucleo Elicotteri CC di Bari e dello Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia.

Nel dettaglio, l’attività d’indagine è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Vito dei Normanni e parte dall’attentato incendiario compiuto nei confronti di un Maresciallo dei Carabinieri, all’epoca in servizio presso la Stazione Carabinieri di Latiano, al quale nella notte del 16 agosto 2019 fu incendiata l’autovettura privata, parcheggiata nei pressi della propria abitazione.

Gli accertamenti esperiti nell’immediatezza hanno consentito di risalire ai responsabili dell’atto intimidatorio, al mandante dell’azione delittuosa, nonché al movente: ritorsione nei confronti del Maresciallo per aver contravvenzionato, a seguito di violazioni al codice della strada, un noto pregiudicato mesagnese contiguo ad ambienti mafiosi.

Le indagini, avviate nel mese di agosto 2019 fino ad aprile 2020, condotte con l’ausilio di intercettazioni audio e video e pedinamenti, oltre ad identificare gli autori del grave atto intimidatorio, hanno permesso di ipotizzare l’esistenza, nel territorio di Mesagne, di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, in cui risulterebbe inserito anche uno dei soggetti ritenuto responsabile dell’attentato al maresciallo dei Carabinieri.

Le investigazioni, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Lecce e sviluppate in piena sinergia con la D.C.S.A. (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno), hanno permesso di ipotizzare lo stretto legame tra l’organizzazione criminale investigata e alcuni esponenti della “Sacra Corona Unita”, confermando l’operatività e la permanenza sul territorio della provincia di Brindisi di strutture criminali finalizzate al narcotraffico.

I risultati investigativi, riscontrati da 7 arresti in flagranza di reato e sequestri di sostanze stupefacenti, per un traffico accertato di circa 50 kg tra marijuana, hashish e cocaina, riassunti nell’informativa dei Carabinieri e riportati nella richiesta di misura presentata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno raccolto elementi indiziari nei confronti di 30 soggetti che, a vario titolo, sono risultati coinvolti nelle attività di spaccio di sostanze stupefacenti nel comune di Mesagne (BR), 11 dei quali indagati per la presunta appartenenza ad un’associazione per delinquere armata, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e hashish.

Dalla ricostruzione effettuata dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, si evincerebbe come il sodalizio abbia gestito, attraverso i propri pusher, lo spaccio di hashish e marijuana sul territorio mesagnese, approvvigionando anche alcune piazze di spaccio ricadenti nei comuni limitrofi di Brindisi e San Pietro Vernotico. Rifornimento che ha riguardato anche alcune piazze di spaccio individuate in Veneto ed in particolare nella provincia di Verona, luogo dove uno degli indagati, originario di Mesagne, avrebbe fatto trasportare ingenti quantitativi di marijuana.

La progressione investigativa ha consentito di ipotizzare la struttura criminale, organizzata con una precisa divisione gerarchica dei ruoli e dotata di basi operative e centri per lo stoccaggio ed occultamento degli stupefacenti. L’associazione sarebbe provvista inoltre di più centri per lo stoccaggio e l’occultamento dello stupefacente, affidate a soggetti incensurati o ormai da anni lontani da vicende giudiziarie, tra cui un insospettabile professionista mesagnese, al fine di ridurre al minimo il rischio di eventuali perquisizioni e conseguenti sequestri da parte delle Forze di Polizia. La consorteria, infine, è accusata di aver avuto la disponibilità di più armi da fuoco tra cui due pistole ed un fucile a pompa, occultati e prontamente disponibili, nonché di armi da sparo nella disponibilità dei sodali.

Le indagini avrebbero rivelato l’allarmante capacità del sodalizio di cooptare soggetti insospettabili ed incensurati del tessuto sociale mesagnese apparentemente estraneo alla criminalità tra cui, commercianti, camionisti e professionisti in contatto con la pubblica amministrazione. Altro dato di rilievo è la capacità del sodalizio di allargare i propri interessi fuori dal territorio mesagnese, monopolizzando la fornitura di alcune piazze di spaccio dei Comuni di San Pietro Vernotico, Brindisi e come detto, del Veneto.

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