L’attività di monitoraggio e contrasto all’abbandono indiscriminato di rifiuti portata avanti dai Carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi ha permesso, nel solo mese di marzo, di porre a sequestro e segnalare alle autorità competenti altri 12 siti da sottoporre a bonifica. Nel mese scorso, attraverso controlli pressoché quotidiani su tutto il territorio della provincia di Brindisi, sono stati individuati altri 12 siti interessati dall’abbandono dei rifiuti per i quali, come previsto dalla normativa di settore, decreto legislativo 152/2006, sono state interessate le autorità preposte, affinché vengano avviate opere di ripristino e bonifica stabilite dalla legge.
«Tali puntuali interventi, oltre a rendere alla collettività il primario ed essenziale servizio della salubrità pubblica – si legge nell’aggiornamento dei Carabinieri – contribuiscono in maniera efficace a restituire al territorio in cui viviamo, e quindi alla popolazione, quella bellezza paesaggistica che, purtroppo, troppo spesso, viene calpestata. Questo tipo di comportamenti, connotati da scarsissimo senso civico, dequalificano il territorio, riverberandosi pure in maniera indiretta sullo stato di salute anche economico della provincia, danneggiandone inevitabilmente la qualità della vita, l’immagine e nondimeno l’attrattività per tutti quei turisti, anche stranieri, che puntano a voler trascorrere qualche giorno nel territorio provinciale e nazionale. È anche questo, dunque, in linea con le finalità indicate negli artt. 2 e 4 del decreto legislativo 152/2006, che recepisce e attua a sua volta varie stringenti direttive europee, lo spirito con cui i controlli dei Carabinieri nella provincia proseguiranno nello specifico settore.
Al riguardo, peraltro, pesanti sono le ripercussioni sanzionatorie per tutti coloro i quali saranno individuati quali trasgressori della specifica normativa a salvaguardia dell’ambiente. In particolare, la specifica condotta è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria fino a 3mila euro, cifra che viene raddoppiata per raggiungere i 6mila euro, qualora lo sversamento riguardi rifiuti pericolosi, come materiali infiammabili, corrosivi, di provenienza industriale, amianto e simili.
Per quanto concerne le discariche incontrollate che si notano lungo gli assi viari, costituite da accumuli di rifiuti collocati all’interno delle piazzole di sosta, dei canali di scolo, sulle complanari e sulle scarpate oggetto di monitoraggio nei vari Comuni, le Stazioni Carabinieri competenti per territorio provvedono a segnalarne alle relative autorità la loro presenza. A tal riguardo, ogni amministrazione comunale può imputare all’ente proprietario della strada l’omessa vigilanza, con gli obblighi di rimozione e smaltimento ed il ripristino dello stato dei luoghi. Infatti, vanno in questa direzione le pronunce da parte di alcuni T.A.R. (Campania, Puglia), riguardo la legittimità dei provvedimenti comunali che impongono all’ente gestore, per fini di tutela ambientale, di provvedere alla pulizia dai rifiuti abbandonati sulle strade statali in gestione e al relativo corretto smaltimento. I Tribunali amministrativi, in sostanza, hanno affermato che in assenza dell’individuazione del responsabile, vada ascritta all’ente gestore a titolo di colpa la mancata adozione delle misure necessarie volte ad evitare il deposito di rifiuti da parte di terzi, non avendo usato l’ordinaria diligenza che prevede un obbligo da parte del gestore di provvedere alla pulizia delle strade e delle loro pertinenze».