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Dicembre 14 2024

Aggressione di CasaPound al corteo antirazzismo: a Bari una manifestazione per dire No a violenza e fascismo

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I manifestanti che avevano partecipato venerdì al corteo antirazzista “Bari non si Lega” e che sono stati aggrediti da un gruppo di militanti di CasaPound armati di cinghie, mazze e tirapugni, torna a far aleggiare a Bari il fantasma del clima di odio e violenza sfociato, nel 1977, nell’assassinio di Benedetto Petrone.

Le vittime dell’aggressione di due giorni fa, avvenuta poco dopo le ore 22, rientravano dalla manifestazione di dissenso sulle politiche del governo, soprattutto sul tema immigrazione. Tra loro anche donne con bambini, che hanno assistito inermi alla violenza che si è scatenata. Due i feriti più gravi che hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari del Policlinico. Nel gruppo delle vittime anche Eleonora Forenza, parlamentare europea del movimento “L’altra sinistra con Tsipras”, che nel corso della manifestazione aveva il compito di spiegare, utilizzando un megafono, le ragioni della protesta.

I militanti di CasaPound, dopo l’aggressione, hanno provato a difendersi diffondendo una nota stampa in cui si affermava che quella era stata una risposta al tentativo di assalto dei manifestanti, nel corso della manifestazione, alla loro sede, ubicata in Via Eritrea, nel quartiere Libertà.

Alla città di Bari è bastato poco per fare un salto indietro nel tempo di quarant’anni, quando la città fu scioccata dall’omicidio di Benedetto Petrone. Era il 28 novembre del 1977 quando il brutale assassinio del diciottenne, con l’effetto di un cortocircuito irreversibile, cambiò Bari, i suoi abitanti e la percezione stessa dell’idea di fare politica.

Nonostante all’epoca gli scontri tra le giovani fazioni opposte di esponenti del Movimento Sociale e del Partito Comunista fossero all’ordine del giorno, l’omicidio dell’operaio diciottenne macchiò irrimediabilmente l’anima della città di Bari, che quel giorno perse la sua innocenza.

Benedetto Petrone aveva diciotto anni e l’ideale, condiviso con molti della sua generazione, di poter cambiare il mondo. Frequentava assiduamente la sezione del Partito Comunista Italiano di Bari Vecchia, partecipando a dibattiti e manifestazioni. La sera del 28 novembre del 1977, Benedetto e un suo amico sedicenne furono aggrediti da un gruppo di appartenenti al Fronte della Gioventù, nei pressi di Piazza Prefettura.

I due ragazzi, intuite le intenzioni del gruppo, armato di spranghe e coltelli, iniziarono a scappare. Purtroppo Benedetto, che indossava le scarpe ortopediche per un problema al piede, inciampò e fu facile preda degli aggressori, che infierirono su di lui fino ad ammazzarlo. L’amico provò ad aiutarlo ma, colpito da una coltellata al polmone, scappò per farsi medicare.

Per quell’omicidio fu condannato soltanto uno degli aggressori che, una volta arrestato, si tolse la vita in carcere.

Il giorno dopo l’assassinio di Benedetto Petrone una grande manifestazione antifascista a cui presero parte oltre 50.000 persone sfilò per le strade di Bari, gridando lo sdegno e dolore per la morte del diciottenne barbaramente ucciso rinnegando ogni forma di violenza e fascismo. Fra gli striscioni ne spiccava uno in particolare, con la grande scritta “Benedetto vive”; frase che ancora oggi si legge sui muri di Bari vecchia, a riprova che la triste storia accaduta a quel diciottenne non è mai stata dimenticata.

Alla luce di quello che è accaduto a Bari venerdì, quando il gruppo di manifestanti, tra cui alcune donne con bambini, è stato aggredito da alcuni membri di CasaPound, alcune associazioni hanno indetto un presidio antifascista per la giornata di martedì 25 settembre, che avrà luogo simbolicamente proprio in Piazza Prefettura. La manifestazione si propone di rappresentare un monito per fermare la violenza e ogni forma di fascismo, oltre a un modo pacifico di riaffermare i princìpi della democrazia, affinché ognuno, come è sancito anche dalla Costituzione italiana, possa essere libero di manifestare le proprie idee.

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