Hanno confessato e chiesto scusa di due responsabili delle aggressioni razziste ai danni due ragazzi di colore avvenute a Brindisi la sera del 19 ottobre.
I due arrestati, Paolo Ottonaro, 43 anni, e Piero Cerasino, di 36, inchiodati dalle immagini delle telecamere di video sorveglianza presenti nella zona delle aggressioni, nel corso dell’interrogatorio di garanzia dinanzi al Gip Stefania De Angelis, hanno ammesso di aver picchiato i due giovani senza motivo, come gli inquirenti della Digos di Brindisi avevano già ipotizzato.
I due hanno affermato di essere stati travolti dalla rabbia dopo aver appreso alcune notizie di cronaca che riguardavano migranti, avvenute proprio la mattina di venerdì 19. I due episodi a cui si riferiscono riguarderebbero un presunto tentativo di violenza sessuale denunciato da una quindicenne che ha raccontato di essere stata avvicinata da tre stranieri incappucciati che l’avrebbero seguita e spinta contro un muro. L’altro episodio di cronaca riguarda invece alcune automobili parcheggiate nei dintorni della stazione ferroviaria ad opera di un cittadino extracomunitario.
Secondo le ricostruzioni della Procura sarebbero stati questi due episodi di cronaca a fare da detonare e scatenare l’ira e la vendetta dei due arrestati, che avrebbero messo in atto i raid punitivi nei confronti di vittime individuate a caso, tra persone di colore.
I due brindisini hanno raccontato al Giudice per le Indagini Preliminari di essere pentiti e di aver compreso adesso la gravità dei gesti di cui si sono resi responsabili. Inoltre, Ottonaro e Cerasino hanno dato mandato ai loro legali di contattare le due vittime per chiedere scusa e si sarebbero perfino offerti di lavorare come volontari nei centri che accolgono i migranti.
Le immagini che hanno permesso di individuare i due responsabili, dimostrano incontrovertibilmente che entrambe le aggressioni sono avvenute cogliendo a sorpresa di spalle entrambe le vittime, che sono state ripetutamente colpite a colpi di mazza da baseball.
Uno dei due arrestati dopo le aggressioni, come dimostrato dai fotogrammi ripresi dalle telecamere di videosorveglianza, è tornato a riprendere una delle mazze lasciate sul luogo dell’aggressione, ritrovata poi a casa sua dalla Polizia nel corso della perquisizione.