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Ottobre 12 2024

Comunità energetiche rinnovabili: i vantaggi di produrre e condividere energia pulita

Inserite nel più vasto programma europeo di lotta ai cambiamenti climatici, le comunità energetiche rinnovabili rappresentano un’opportunità reale per chi ne fa parte. Una rivoluzione green accessibile a chiunque, spiegata dall’ingegnere ostunese Paolo Quartulli

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Si sente sempre più parlare negli ultimi tempi di comunità energetiche rinnovabili e dei vantaggi sociali, economici ed ambientali direttamente collegati all’opportunità di produrre e condividere energia pulita. Inserite nel più vasto programma europeo di lotta ai cambiamenti climatici, le comunità energetiche rinnovabili rappresentano un’opportunità reale per chiunque, non solo per chi ne fa parte.

In Italia, la sperimentazione è stata avviata alla fine dello scorso anno e qualche comunità energetica è già sorta, come ci spiegherà l’ingegnere ostunese Paolo Quartulli, cui abbiamo chiesto di spiegare in maniera semplice cosa sono e come si costituiscono le comunità energetiche rinnovabili e se, secondo lui, anche il nostro territorio potrebbe accogliere in un prossimo futuro progetti collettivi così nobili e ambiziosi. Da quindici anni impegnato nel settore della produzione di energia pulita, tra Dublino, Milano, Bruxelles e Zurigo, l’ingegnere Quartulli ha sviluppato 35 progetti nei cinque continenti, per un cumulativo di 2.5 GigaWatt, su tutte le tecnologie applicate alle fonti rinnovabili, incluso digitalizzazione ed efficientamento delle energie e mobilità elettrica.

Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili?

«Secondo la definizione della direttiva europea, sono un insieme di privati cittadini e/o enti pubblici e/o piccole e medie imprese, che si uniscono sotto un unico soggetto giuridico che si inserisce in Italia nella categoria del terzo settore, per condividere la produzione di energia elettrica da energia rinnovabile. Parliamo di eolico, fotovoltaico, biomassa, biogas, ma anche di idrogeno quando sarà disponibile».

Perché se ne sta parlando così tanto proprio in questo momento?

«Perché l’Europa le ha definite la “chiave” per raggiungere gli obiettivi ambientali dell’Agenda ONU 2030 e perché, strategicamente, questo nuovo paradigma di produzione energetica è stato recepito e condiviso da tutti gli Stati membri europei. Le comunità energetiche potrebbero davvero consentire una svolta ambientale grazie a due elementi principali: la diffusione capillare delle energie pulite su tutto il territorio europeo e la centralità che acquisisce il cittadino. Il consumatore diventa protagonista attivo sia della tutela ambientale del posto in cui vive, che delle strategie energetiche comunitarie, sfruttando al meglio il potenziale energetico a propria disposizione».

Nel quadro europeo come si colloca l’Italia?

«Anche l’Italia è chiamata a recepire la direttiva entro giugno di quest’anno, ma come tutti gli stati membri si è mossa leggermente in anticipo adottando un approccio sperimentale. La prima comunità sperimentale è nata a Bologna e coinvolge un intero quartiere, mentre la prima comunità energetica ufficiale in Italia è quella di Magliano Alpi, in Piemonte, a cui pare seguiranno Napoli e Catania a breve».

In Puglia si inizia a parlare di comunità energetiche?

«La Puglia è stata la prima regione d’Italia a sviluppare le reti intelligenti, che meglio si prestano a integrare le diverse energie rinnovabili prodotte già sul territorio. La Puglia se vogliamo è la regione migliore in cui produrre energia da fonti pulite; si trova in una posizione strategica e sfrutta da tempo sole e vento. Alla Puglia è stata fatta domanda, inoltre, di aggiungere altri 20 Gw di energia rinnovabile. Se ad occuparsene saranno società terze, che pagano le proprie tasse fuori regione, i cittadini ne beneficeranno relativamente. Cosa diversa è invece la costituzione di comunità energetiche dal basso, in cui sono i cittadini a diventare produttori dell’energia che consumano».

Quali sono i vantaggi delle comunità energetiche rinnovabili?

«I vantaggi sono molteplici, ma per semplicità li suddivideremo i tre tipi: economici, ambientali e sociali. Condividendo la spesa da un punto di vista impiantistico e tecnologico, è stato calcolato un risparmio fino al  60% a utenza, mentre di circa il 40% sarebbe il risparmio in bolletta e in più, valorizzando il quartiere o l’area in cui si sviluppa la comunità energetica, aumentano di valore i singoli immobili. Da un punto di vista ambientale, più energia rinnovabile si sviluppa sul territorio, meno sono le immissioni di CO2 nell’aria, evitando il consumo di altri tipi di combustibili e carburanti. Sulla base di alcune stime approssimative si è calcolato che una comunità energetica composta da cento consumatori equivale, a livello ambientale, alla messa a dimora di 15mila nuovi alberi. Dal punto di vista sociale, infine, aumenta l’inclusività. Chiunque può far parte di una comunità energetica: chi non ha possibilità economiche per contribuire all’installazione degli impianti può partecipare come semplice consumatore e magari mettere a disposizione il tetto di casa o qualche altro spazio permettendo di collocare pannelli fotovoltaici o eliche per la produzione di energia eolica. In tutta Europa si contano circa 30milioni di “poveri energetici”, ovvero cittadini che non riescono a sostenere i costi delle utenze, anche per questo l’UE, e di conseguenza il governo italiano, incentivano la creazione delle comunità energetiche. In una visione di rinascita post pandemia, il concetto di condivisione diventa centrale e, sebbene dell’argomento se ne parli da tempo, ritengo non ci sia momento migliore di quello in cui siamo per favorire la nascita delle comunità energetiche rinnovabili».

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Paola Loparco
Paola Loparco
Giornalista pubblicista, dopo aver frequentato il liceo classico si laurea in comunicazione presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia, per poi conseguire un master in Sviluppo locale presso la facoltà di Scienze Politiche di Alessandria. Una formazione trasversale, che le consente di operare a livello professionale in più ambiti: dalla comunicazione politica all’ideazione di campagne di educazione ambientale, dalla redazione di contenuti giornalistici al copywriting per la promozione commerciale aziendale e di prodotto. Ricopre il ruolo di editore per Ostuni News dal 2018, dopo aver collaborato con diverse testate d’informazione locale.
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