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Agosto 10 2025

Conferenza delle donne democratiche di Puglia: «Il lavoro non si può fermare»

In occasione di una inedita giornata mondiale dei lavoratori, la conferenza delle donne democratiche di Puglia condivide una lunga e intensa riflessione sull’attuale contesto lavorativo in relazione alla condizione femminile

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«Il 1° Maggio quest’anno sarà davvero atipico. Ma lo vogliamo ricordare e festeggiare, nonostante tutto perché l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. E  quest’anno, in modo un po’ anomalo, sarà celebrato tra smart working, riunioni virtuali su Zoom, Team Link  e tanta incertezza per il futuro.

Il mondo imprenditoriale e produttivo ha organizzato  lo svolgimento di manifestazioni in tutta Italia, con appuntamenti virtuali presso le aziende, le imprese e i negozi per far sentire la propria voce. Ogni giorno di chiusura produce danni gravissimi e mette a rischio le imprese e il lavoro. Le rappresentanze sindacali del comparto produttivo continuano a chiedere maggiore liquidità per fronteggiare  la crisi.

In questo scenario, quali gli effetti sull’Imprenditoria femminile la cui media nazionale era stabile al 22%? Le misure per contenere la diffusione del virus stanno penalizzando fortemente le donne che lavorano e l’impatto della crisi economica, che si sta delineando all’orizzonte avrà ripercussioni sull’occupazione femminile.

Nella parità tra uomo e donna, già prima di questa nuova crisi l’Italia era al 76° posto su 153 Paesi secondo i dati del Global Gender Gap Report 2020. In Italia lavora meno di una donna su due  (il 48,9%), ma il dato allarmante riguarda il peggioramento della qualità del lavoro delle donne, come ha ricordato di recente l’Istat. La  precarietà, la crescita del part time involontario, paradossalmente,  sono fattori che aggravano il gap gender.

A sostegno dell’imprenditoria femminile, per far fronte all’attuale situazione di emergenza legata al coronavirus, si è annunciato nel marzo scorso un incremento di 5 milioni di euro, con risorse del Dipartimento per le pari opportunità, per la sezione speciale del Fondo per le piccole e medie imprese dedicato all’imprenditoria femminile.

Tuttavia, questi aiuti rischiano di non avere alcuna utilità atteso che, alle soglie della Fase 2, con le scuole ed i nidi chiusi, si pone per le donne un effettivo problema di conciliazione tra lavoro e famiglia.

Per migliaia di donne alla fine del lockdown, le dimissioni diventeranno una scelta obbligata, così come il ritorno al ruolo esclusivo della casalinga. Anche il mondo della scuola è quasi del tutto al femminile.

Secondo un rapporto Ocse nei Paesi industrializzati le donne rappresentano oltre il 68% dell’intero corpo docente. In Italia le donne sono l’83% dell’intero corpo docente (circa 730mila docenti) quasi otto docenti su dieci sono donne.

In questi mesi, dai primi di marzo, per tutti, docenti e studenti, è cominciata una storica “lezione di vita”, che ha stravolto le  abitudini di ognuno, costringendoci a cambiarle per fronteggiare un nemico sconosciuto e invisibile, che ha distrutto la dimensione sociale dello stare insieme, spezzando ogni legame umano, ogni contatto fisico che può potenzialmente rivelarsi vettore del Covid-19.

Si è interrotta l’unicità dell’insegnamento che solo l’incontro fisico ed empatico tra il maestro, promotore della costruzione collettiva della conoscenza, e l’allievo, può realizzare. Lo affermava bene Socrate nel Simposio: insegnare non è donare e apprendere, non si riduce alla ricezione passiva di contenuti. Ai tempi del coronavirus le lezioni sono state interrotte per garantire il prioritario costituzionale diritto alla salute dei cittadini in forza di vincolanti prescrizioni governative, che hanno disposto la sospensione delle attività didattiche.  Le scuole sono rimaste aperte e i servizi erogati dagli uffici di segreteria sono stati  prestati o da remoto o in presenza. Ne consegue ad oggi che l’attività didattica on line, la DAD (la didattica a distanza) non contrattualizzata né disciplinata se non nei casi di didattica domiciliare per gli alunni affetti da patologie, si svolge anche con quale limite e difficoltà

Uno dei padri costituenti, Piero Calamandrei, nell’illustrare l’articolo 34 della Costituzione dedicato alla scuola e all’istruzione, sosteneva che per mantenere la democrazia “la scuola, a lungo andare, è più importante del Parlamento, della Magistratura e della Corte Costituzionale”. È solo nello spazio fisico che la democrazia si realizza, perché è solo in questo luogo che il diritto allo studio è garantito ad ogni cittadino, senza distinzione alcuna, e la scuola diventa veramente “aperta a tutti” (Art. 34 Cost.) e non lascia a casa nessuno, nemmeno l’alunno senza pc o senza device grazie ai fondi del MIUR erogati alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.

In un momento così difficile per il Paese restiamo uniti  nei valori della Costituzione, ognuno faccia la sua parte anche in questa imminente Fase 2. Presto la “scopa” di manzoniana memoria  ci abbandonerà e torneremo a vivere più consapevoli dei nostri limiti e nulla sarà più come prima».

Conferenza Donne Democratiche Puglia

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