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Dicembre 14 2024

Contro la violenza di genere: i dati della Polizia contenuti nel volume “Questo non è amore”

A un anno dall’entrata in vigore della legge denominata “Codice Rosso”, la Polizia di Stato traccia un bilancio dei reati contestati dando alle stampe un volume che fotografa la violenza di genere in Italia

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«La violenza di genere è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede una crescita culturale. È una tematica complessa che rimanda ad un impegno corale. Gli esperti parlano di approccio olistico, capace di coinvolgere tutti gli attori sociali, dalle Istituzioni, alla scuola, alla famiglia». Con queste parole del Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli, si apre la pubblicazione “Questo non è amore”, realizzata dalla Direzione centrale della polizia criminale in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che ricorre oggi, come ogni 25 novembre.

L’obiettivo è quello di fornire un’analisi specifica dei dati disponibili provenienti da tutte le forze di Polizia perché “ogni strategia complessa, che risente peraltro di retaggi culturali completamente superati, di stereotipi e pregiudizi, deve fondarsi su di un’approfondita conoscenza delle problematiche, basata su di un solido patrimonio informativo”, sottolinea Vittorio Rizzi, alla guida della Direzione centrale della polizia criminale che ha preparato la pubblicazione.

I dati sono anzitutto quelli relativi a un primo bilancio ad un anno dall’entrata in vigore, avvenuta il 9 agosto 2019, del cosiddetto “Codice Rosso”, la legge n.69 del 19 luglio 2019 che ha introdotto nuovi reati e ha perfezionato i meccanismi di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

Dei quattro delitti di nuova introduzione, quello che ha fatto registrare più trasgressioni (1.741 dal 9 agosto 2019 all’8 agosto 2020), spesso sfociate in condotte violente nei confronti delle vittime, è la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare, o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, o la misura pre-cautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare. Le regioni dove si sono registrate più violazioni sono la Sicilia, il Lazio e il Piemonte.

Sono stati 11 i reati commessi in un anno, relativi al delitto di costrizione o induzione al matrimonio, altra figura introdotta dalla legge 69/2019 e volta a contrastare il fenomeno dei cosiddetti matrimoni forzati e delle spose bambine: il 36% delle vittime è risultato minorenne.

Il reato di deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso di nuova introduzione prevede l’ergastolo se dal fatto consegua un omicidio. Dei 56 casi denunciati, il 76% hanno riguardato vittime di sesso maschile e gli autori sono al 92% uomini: segno che tali fattispecie si riferiscono ad ipotesi di reato prima inquadrate nel delitto di lesioni personali gravissime di cui all’art. 583, comma 2, n.4 e non riconducibili alle dinamiche uomo/donna.

Ultimo reato introdotto dalla legge 69/2019 è la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, il cosiddetto revenge porn. Dei 718 reati denunciati, l’81% ha riguardato vittime di sesso femminile (per l’83% maggiorenni e per l’89% italiane), episodi distribuiti nell’anno con un andamento altalenante e un picco nel mese di maggio con 86 casi. La regione che registra più denunce è la Lombardia, seguita da Sicilia e Campania.

Per quanto riguarda la provincia di Brindisi invece, nel 2020 si sono registrati 72 atti persecutori, 85 maltrattamenti contro familiari e conviventi, 9 abusi sessuali e 1 omicidio.

La Polizia di Stato ricorda infine la possibilità di usare l’app YouPol per segnalare anche episodi di violenza domestica. Per chi non vuole registrarsi fornendo i propri dati, è prevista la possibilità di fare segnalazioni in forma anonima.

Anche chi è stato testimone diretto o indiretto – per esempio i vicini di casa – può denunciare il fatto all’autorità di Polizia, inviando un messaggio anche con foto e video. L’applicativo, nato dalla ferma convinzione che ogni cittadino è parte responsabile e attiva nella vita democratica del Paese, si può scaricare gratuitamente ed è disponibile per dispositivi Ios e Android.

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