Da più di un anno viviamo una situazione di chiusure e aperture alternate. Lockdown, zone a colori e contagi che non si riescono a tenere sotto controllo. Non si esce più di casa e si evitano i contatti con tutti. Milioni di persone nel mondo hanno dovuto cambiare drasticamente e improvvisamente le proprie abitudini: lavorare o studiare a casa, limitare e giustificare le uscite e gli incontri, fare lunghe file davanti ai supermercati. Per l’Italia, l’epidemia da Covid-19 è l’evento più grave che si sia verificato dal dopoguerra ad oggi, con il più profondo impatto sulle vite di tutti. La situazione continua ad allarmare: i contagi aumentano, i sistemi sanitari sono in grande difficoltà e moltissime persone hanno perso e perderanno il lavoro.
Tra le tante categorie svantaggiate e costrette a chiudere, una molto colpita è quella del commercio ambulante, dei fieristi, di chi vive alla giornata. Gente che si è ritrovata obbligata, da un giorno all’altro, a “chiudere bottega” pur svolgendo la propria attività all’aperto, garantendo standard elevati di sicurezza e distanziamento sociale. Un venditore ambulante di prodotti da merceria, nel campo da ormai cinquant’anni e abituato fino a un anno e mezzo fa a lavorare nei mercati di Ostuni e di mezza provincia di Brindisi, una situazione del genere non si era mai vista prima ed ha colto tutti alla sprovvista.
«Gli ambulanti rischiano l’estinzione! Già dopo la crisi finanziaria ed economica del 2008 e con l’avvento massivo dei prodotti cinesi, si era verificato un calo importante nel settore tessile. Con l’emergenza sanitaria Covid-19 ha preso ancor di più il sopravvento lo shopping online, andando così a formare una nuova concorrenza che, a sua volta, ha creato ulteriori scompensi nel settore. Pur essendoci le riaperture, questa tendenza sarà difficile da invertire, in quanto la gente, soprattutto le nuove generazioni, si è via via adeguata alle nuove abitudini d’acquisto. Chi, invece, è abituato e continua ad andare al mercato sono le persone anziane, coloro che con le nuove tecnologie non hanno molta dimestichezza. Il problema è che proprio loro rappresentano la categoria più vulnerabile in questo momento. Facile quindi dedurre che si verificherà, anche in questo caso, un ulteriore calo delle presenze. Questo va quindi a confermare la tesi che i mercati sono in via d’estinzione. Noi commercianti da inizio marzo siamo bloccati, a parte chi vende prodotti alimentari, frutta e verdura. E anche fra loro c’è chi preferisce non ripartire perché solo pochi Comuni consentono lo svolgimento del mercato e anche perché i costi sarebbero superiori ai guadagni. Ovviamente va peggio per chi vende abbigliamento, intimo e calzature. Sicuramente siamo disposti a fare la nostra parte affinché le regole siano rispettate da tutti, operatori e clienti, ma vogliamo e dobbiamo lavorare. Questo è stato ribadito anche nelle manifestazioni tenutesi in provincia e nel resto d’Italia, l’ultima quella di venerdì scorso dinanzi alla sede della Regione Puglia».
Dalle amare parole dell’operatore ambulante intervistato, viene fuori che questa gente è stanca: non ha ricevuto aiuti, ma solo porte in faccia. Una categoria trattata dal Governo come ultima ruota del carro e lasciata nel dimenticatoio. Infatti, fiere e mercati, secondo la bozza del nuovo Dpcm Draghi, saranno le ultime attività a ripartire. Motivo per cui, dopo le prossime riaperture, un buon venti per centro di commercianti alzerà bandiera bianca. Malgrado tutto persone continuano ad essere fiduciose e non smettono di sperare che vengano mantenute le promesse fatte e che qualcosa possa realmente cambiare per la loro categoria.