In seguito a un’inchiesta coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Firenze, è stata sgominata un’associazione per delinquere dedita al traffico internazionale di stupefacenti.
L’organizzazione criminale è formata da cinque persone che avevano messo in atto un fiorente traffico di marijuana dall’Albania alla Puglia, via mare.
Tra gli arrestati anche Saverio Palma, quarantaseienne di Ostuni, già noto alle forze dell’ordine, accusato insieme ad altre quattro persone di nazionalità albanese di far parte del gruppo criminale.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, la marijuana coltivata in Albania veniva trasportata su barche e gommoni in Puglia e poi nascosta in un deposito tra le dune del litorale brindisino.
Tutto inizia nel 2018 i carabinieri vengono insospettiti dai granelli di sabbia trovati sul cellophane che avvolgeva i carichi della marijuana sequestrata in due occasioni: nel gennaio 2018 in autostrada, nei pressi di Magliano Sabina, e nel mese successivo a Roma.
Da lì parte l’indagine denominata “Sabbia”, che ha portato agli odierni provvedimenti di custodia cautelare, emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari, eseguiti questa mattina all’alba nelle province di Firenze, Siena, Brindisi e in Albania, a Valona.
Tre degli indagati sono finiti in carcere, mentre altri due agli arresti domiciliari.
Le indagini, avviate nel gennaio dello scorso anno, hanno consentito di accertare che la droga arrivava in Italia, sulle coste brindisine, a bordo di imbarcazioni partite dall’Albania, per poi essere stoccata con l’appoggio logistico di esponenti della criminalità pugliese- e dirottata nelle principali piazze di spaccio italiane.
Ai vertici dell’organizzazione, secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe il cittadino albanese Flodian Serjani, che aveva stabili collegamenti con la Toscana e che è stato arrestato questa mattina in Albania.
Dall’inizio delle indagini i carabinieri hanno sequestrato complessivamente 437 chilogrammi di marijuana per un valore di vendita di circa 3,5 milioni di euro.
Le indagini hanno portato alla luce di alcuni escamotage messi in atto dall’organizzazione criminale per eludere i controlli, come l’utilizzazioni di cellulari intestati a terzi e l’utilizzo di un apposito codice per comunicare.
Al vaglio degli inquirenti anche la cocaina rinvenuta in casa di uno degli arrestati e un’intercettazione telefonica tra i componenti dell’organizzazione che fa riferimento a delle armi da portare in Italia.