Un banner posizionato da qualche giorno nell’atrio di Palazzo San Francesco sancisce la solidarietà del Comune di Ostuni nei confronti dei giornalisti e di tutti coloro che lavorano per La Gazzetta del Mezzogiorno, che sta vivendo un momento di crisi in seguito alla confisca dei beni di Mario Ciancio Sanfilippo, socio di maggioranza delle quote del quotidiano pugliese.
La Città bianca, per volontà del sindaco Gianfranco Coppola, ha aderito insieme ad altri dodici Comuni pugliesi (Bari, Andria, Brindisi, Mesagne, Francavilla Fontana, San Vito dei Normanni, Ceglie Messapica, Oria, Carovigno, Fasano, San Michele Salentino e Torre Santa Susanna) alla campagna di sensibilizzazione a sostegno de La Gazzetta del Mezzogiorno, ideata e promossa dall’associazione culturale latianese “L’isola che non c’è”.
Diffusa in Puglia e Basilicata, La Gazzetta copre un ampio territorio grazie alla fitta rete di redazioni locali che, producendo ogni giorno un importante volume di notizie, compongono un importante presidio a difesa dell’informazione pubblica.
Presieduta dal giornalista Franco Giuliano, l’associazione culturale “L’isola che non c’è” ha dato vita a un’iniziativa che coinvolge istituzioni, enti pubblici e privati, associazioni, aziende, società di trasporto e ciascun singolo lettore pugliese.
«La Gazzetta del Mezzogiorno– afferma il sindaco Coppola- deve rimanere un punto di riferimento per la libera informazione di Puglia e Basilicata e spetta a noi cittadini difendere due dei diritti fondamentali della democrazia: la libertà d’espressione e l’occupazione. Mi auguro che a stretto giro tutti i Comuni pugliesi aderiscano all’iniziativa e che i lettori non smettano di acquistare, in edicola oppure online, la propria copia del giornale. Quello di aderire alla campagna di sensibilizzazione è sicuramente un gesto simbolico, che acquisisce però grande valore nel momento in cui la comunità persegue in maniera compatta un obiettivo unico e condiviso. E difendere una testata storica come La Gazzetta del Mezzogiorno significa tutelare un bene comune».