L’apologia del fascismo in Italia è un reato punito dalla legge Scelba, approvata nel 1952 per attuare la norma della Costituzione (XII disposizione transitoria e finale) che vieta la riocostituzione del partito fascista.
Qualche giorno fa un militare, un sottufficiale della Guardia Costiera in servizio a Gallipoli, è finito sotto inchiesta perché accusato di aver condiviso sul suo profilo social immagini inneggianti a Benito Mussolini, Hitler e al periodo fascista.
A far scattare l’indagine sarebbe stato un esposto presentato da una volontaria che si occupa di accoglienza migranti e che avrebbe notato, durante uno sbarco, dei comportamenti discutibili del militare nei confronti degli immigrati. Insospettita e incuriosita, la donna avrebbe cercato su Facebook il profilo del sottufficiale, imbattendosi in post che magnificavano il Ventennio fascista e in alcune affermazioni a sfondo razziale nei confronti dei migranti.
Il militare, interrogato dal titolare dell’inchiesta, il Pubblico Ministero presso la Procura di Lecce, Luigi Mastroniani, avrebbe smentito le accuse, affermando che il profilo non apparterrebbe a lui, ma sarebbe un “fake”, ossia un falso.
Intanto è stata richiesta una rogatoria internazionale per risalire alla linea telefonica collegata al profilo Facebook. I legali del militare hanno nel frattempo depositato una memoria difensiva in cui si afferma che il profilo incriminato è falso, perciò chiedono l’archiviazione del procedimento nei confronti del militare.