Erano stati già arrestati lo scorso 13 aprile per aver tentato di rapinare l’ufficio postale di Cannole, in provincia di Lecce, con la tecnica del “buco”.
I tre, tra cui anche un ostunese, sono stati raggiunti ieri da un un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, con l’accusa di essere stati gli autori della rapina all’ufficio postale di Caprarica di Lecce e di aver pianificato almeno altre sette rapine, tra cui una in provincia di Pisa.
Si tratta di Giuseppe Niccoli, sessantunenne di Brindisi, Salvatore Quinto, 53 anni, anch’egli brindisino e di Oronzo Sgura, 57 anni, di Ostuni.
A incastrare i tre la tecnica utilizzata per mettere a segno le rapine, la cosiddetta tecnica “del buco”. Quando furono incastrati a Cannole, i tre vennero colti sul fatto mentre stavano per assaltare l’ufficio postale, dopo essersi introdotti in una casa disabitata adiacente e aver praticato un foro nel muro che gli avrebbe consentito l’accesso nelle Poste.
La medesima tecnica era stata utilizzata a Cannole il 23 gennaio quando, anche in quella occasione, i rapinatori erano entrati in azione attraverso un foro praticato in una casa disabitata adiacente all’ufficio postale.
I carabinieri della Sezione operativa della Compagnia di Lecce erano sulle tracce dei tre dal giorno della rapina a Caprarica di Lecce, in collaborazione con i colleghi di Calimera.
Ad essere determinante per arrivare all’identificazione della banda, l’automobile utilizzata dai rapinatori, una Fiat Punto, che era stata ripresa dagli impianti di video sorveglianza. Venne appurato che l’auto era la stessa che era servita a mettere a segno una rapina avvenuta nel 2013 ai danni della Carisbo di Reggio Emilia. Anche lì la rapina fu compiuta utilizzando la tecnica del “buco”.
La Fiat Punto fu individuata qualche tempo dopo a Brindisi, davanti alla casa di Giuseppe Niccoli. Ed è stato proprio grazie alla macchina, su cui i carabinieri avevano montato un Gps per il pedinamento elettronico, a condurli dai malviventi e a sventare la rapina di Cannole.
Gli investigatori hanno appurato che la banda andava alla ricerca di banche e uffici postali che possedessero la caratteristica di avere un locale, una casa o un edificio adiacente che fossero disabitati per poter mettere a segno la collaudata tecnica del “buco”.