spot_imgspot_imgspot_img
8.9 C
Ostuni
Dicembre 14 2024

Tutelare l’olio pugliese, Coldiretti: «Stop all’invasione dell’olio tunisino»

- Advertisement -

Tutelare l’olio pugliese. A qualunque costo.

E’ quanto chiede Coldiretti Puglia di fronte all’invasione nel mercato agroalimentare italiano dell’olio tunisino che, dati alla mano, ha aumentato le importazioni in Italia del 260% rispetto al 2017.

Per questo motivo, come chiede Coldiretti è necessario respingere la richiesta del governo tunisino di concedere nuove quote di export a dazio zero verso l’Unione Europea.

«Ci mobiliteremo, coinvolgendo parlamentari e organismi di controllo, per mettere un freno all’invasione di olio tunisino», annuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele.

«Chiediamo ai Parlamentari pugliesi in Europa– aggiunge Cantele- di coalizzarsi per fermare l’operazione che mette a rischio la produzione pugliese, in un’annata disastrosa per la produzione olivicola e olearia a causa delle gelate che hanno provocato danni stimati per quasi un miliardo di euro, i cui effetti drammatici saranno tangibili tra un paio di mesi».

Nei primi mesi del 2018 ammontano a quasi ventimila le tonnellate di olio arrivate in Italia dalla Tunisia; un danno economico notevole per il nostro Paese tenuto conto che la vendita dell’olio tunisino si attesta intorno ai due euro al litro, mentre l’olio italiano non può scendere sotto la soglia dei sette euro.

«E’ evidente – denuncia Coldirettiche si tratti di produzioni di bassa qualità svendute a prezzi insostenibili, ma commercializzate dalle multinazionali sotto la copertura di marchi nazionali ceduti all’estero per dare una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori e dei consumatori».

Tutto iniziò nel 2016 quando la Commissione Europea, per agevolare la Tunisia dopo gli attentati che fecero notevolmente calare il numero di turisti che si recavano nel Paese africano, decise di concedere le esportazioni di olio tunisino nei Paesi UE a dazio zero.

«Non abbiamo niente contro l’olio tunisino in sé– afferma Nicola Di Noia, agronomo e responsabile Olio della Coldiretti- ne facciamo solo una questione di prezzo. Venderlo a due euro al litro rende antieconomico, per gli imbottigliatori, acquistare l’olio spremuto dalle olive italiane e in generale da quelle europee, il cui costo di produzione è più o meno simile all’Italia». Il risultato è che sempre più grandi marchi italiani imbottigliano miscele di olio “comunitario e non”: «Sull’etichetta è scritto – sostiene Di Noia – ma quanti consumatori lo leggono, così in piccolo? Serve una cultura dell’olio come quella del vino: dobbiamo spiegare che la qualità ha un prezzo».

Ricevi tutte le ultime notizie

Prova il nuovo canale Telegram gratuito di Ostuni News

- Advertisment -
- Advertisment -spot_img