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Dicembre 14 2024

Violenza di genere, l’on. Palmisano: «La battaglia delle donne è anche una battaglia degli uomini»

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E’ in discussione da ieri alla Camera il Disegno di Legge sulla violenza di genere, il cosiddetto “Codice Rosso”, in seguito all’approvazione della Commissione Giustizia.

Il testo che riassume gli interventi legislativi che riguardano la violenza sulle donne presenta importanti novità, tra cui l’introduzione del reato di “sfregio” del volto e della “relazione affettiva” come elemento per far scattare l’ulteriore aggravante dell’ergastolo.

Tra gli interventi in Aula, anche quello dell’onorevole Valentina Palmisano, parlamentare ostunese del Movimento 5 Stelle. «E’ arrivato oggi in Aula– ha affermato la deputata pentastellata- il Codice Rosso, la nostra proposta di legge sul contrasto alla violenza di genere, una priorità di questo Governo. Siamo consapevoli che ancora oggi è presente in alcune relazioni un retaggio culturale secondo cui la donna è un oggetto a disposizione dell’uomo. Sto parlando di un uomo debole, un uomo che non riesce ad affermare la sua personalità in altri ambiti della vita e che ha bisogno di far valere la sua “potenza” nella gestione deviata della relazione di coppia, sottomettendo la donna.

A molti può sembrare che si parli di concetti ormai superati, ma purtroppo non è così, i dati ci raccontano una emergenza sociale molto grave: 91 donne uccise negli ultimi 13 mesi, circa una ogni 72 ore.

Ecco perché c’è bisogno di una presa di coscienza seria e determinata: è questo quello che abbiamo fatto noi con la legge sul Codice Rosso, che rappresenta il frutto di un lavoro e un percorso condiviso dalle parti politiche che formano l’attuale maggioranza».

L’onorevole Valentina Palmisano nel corso del suo intervento ha poi elencato una serie di novità previste dal Disegno di Legge sulla violenza di genere.

“Da un lato- afferma la parlamentare ostunese- introduciamo una corsia preferenziale per le indagini relative a questi reati: la vittima sarà sentita entro poche ore in modo che la magistratura abbia subito il quadro della situazione e possa applicare, se è necessario, una misura cautelare nei confronti dell’indagato, così cerchiamo di evitare che ipotesi di violenza sfocino in omicidi.Dall’altro facciamo confluire nel codice rosso una serie di altre misure che contrastano la violenza di genere, sia in termini di prevenzione che di repressione.

Aumentiamo le pene per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking, estendiamo i casi in cui si applica l’ergastolo. Introduciamo il nuovo reato di deformazione permanente del volto ad esempio attraverso l’uso di acido, prevedendo il carcere da 8 a 14 anni. Aumentiamo le pene per i reati di violenza sessuale e abusi nei confronti dei minori.

Prevediamo inoltre un sistema in base al quale ci sarà maggiore e costante comunicazione tra i vari uffici dei Tribunali. Pensate che fino ad oggi era possibile che un Giudice in un procedimento penale emettesse una misura cautelare nei confronti di un soggetto indagato per violenza perpetrata ai danni della moglie e a quello stesso soggetto, in sede civile, gli venissero affidati i figli congiuntamente alla moglie. Questo perché, in mancanza di comunicazioni tra Uffici giudiziari, il Giudice delle separazioni e dei divorzi non poteva sapere quanto deciso dal Giudice penale. Da oggi questo non potrà e non dovrà più accadere.

Allo stesso modo eventuali provvedimenti di scarcerazione del condannato o del termine della misura cautelare dovranno essere comunicati sempre alla persona offesa. Fino ad oggi poteva accadere ad esempio che la donna che aveva avuto il coraggio di denunciare il suo ex compagno per il reato di maltrattamenti in famiglia o violenza, trascorso un lasso di tempo, si ritrovasse sorprendentemente questo soggetto sotto casa sua, perché magari era scaduto il termine per la custodia cautelare in carcere, senza che lei ne fosse informata, perché non ne aveva fatto espressamente richiesta.

Questo è gravissimo perché molto spesso l’uomo denunciato quando esce dal carcere ha un solo obiettivo, quello di finire il lavoro che ha iniziato e quindi uccidere la donna vittima di violenza. Noi abbiamo il dovere di scongiurare per quanto possibile queste tragiche ipotesi, non nuove agli onori della cronaca».

«Tutti noi- conclude l’onorevole Palmisano– dobbiamo impegnarci nella nostra quotidianità nel diffondere una cultura basata sul rispetto, la stima e l’amore per la donna. Soprattutto noi genitori abbiamo il dovere di crescere ed educare i nostri figli con la responsabilità che loro saranno i protagonisti della società del futuro nella quale nessuno di noi vorrà ancora sentire parlare di questa emergenza sociale.

Concludo puntualizzando che la stragrande maggioranza degli uomini che ci circonda, è costituita da uomini forti che amano le donne; che ci rispettano, ci tutelano e ci difendono.
La battaglia per le donne è anche una battaglia degli uomini».

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