«Basta accalappiare i cani non pericolosi. Non si combatte così il randagismo. Non possiamo essere noi a sopperire alle mancanze del Comune».
Inizia duramente la nota a firma dei volontari della sezione ENPA di Ostuni, che denunciano la situazione venutasi a creare nella Città Bianca dove, a quanto affermano, sarebbero almeno trenta i cani randagi accalappiati nelle ultime settimane.
«In molti casi– denunciano i volontari dell’associazione animalista ostunese- ci risulta che ci siano stati accalappiamenti senza che il cane abbia manifestato istinti aggressivi, in particolare morsi e quant’altro. Le istituzioni, invece, hanno preferito accalappiare e abbandonare l’animale nel canile: prassi che è molto più comoda per loro. Nel canile denunciamo da tempo l’assenza di aree di sgambamento per i cani: è una situazione nota. A noi volontari ci viene concessa l’entrata ma non fare le attività propedeutiche al benessere degli animali».
I volontari lamentano il ritardo con cui l’amministrazione comunale non ha ancora dato seguito alla Delibera di giunta approvata il 2 marzo scorso, con la quale si affermava di mettere in atto una serie di misure per combattere il randagismo, tra cui la sterilizzazione e la remissione sul territorio dei cani. «Se il Comune– continua la nota- invece di accalappiare i cani ad occhi chiusi, senza criterio, riuscisse ad evitare l’accoppiamento con la sterilizzazione, molti dei problemi si potrebbero risolvere. Ci chiediamo come mai a distanza di tutto questo tempo, quella delibera è ferma, senza che si possa dare esecuzione dei provvedimenti approvati. Noi lavoriamo e spendiamo soldi per favorire le adozioni e non pochi: paghiamo i test per leishmania, il viaggio per le nuove famiglie. Siamo davvero in difficoltà da questo punto di vista. Inoltre mentre noi impieghiamo almeno venti giorni per fare uscire un cane da canile, loro– spiegano dall’associazione- in meno di un giorno ne hanno fatti entrare 13. Tutto questo è assurdo».
L’associazione animalista affronta infine l’annoso problema del sovraffollamento del canile ostunese e della prassi di inviare gli animali nelle altre strutture della provincia. «Per il fatto che- conclude la nota- il canile comunale fosse saturo e quindi non potesse ospitare più cani, nel passato sono stati trasferiti a spese del comune animali in altre strutture della provincia. Potrebbero essere anche morti per vecchiaia: occorre controllare e verificare –perché altrimenti si pagherebbe a vuoto, a spese della comunità ostunese».