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Ottobre 19 2024

La partita più importante

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Derby d’Italia. Gli avventori via via affollavano il bar. La tv era ancora sulla Formula Uno. Il barista cominciò a distribuire le birre. Un paio di giovani innamorati s’affacciarono al locale.

«C’è posto per due?»

«Inter-Juve. Dovevate prenotare.»

Gli innamorati sorrisero. Si scambiarono un bacio. Sparirono nella notte, continuando ad amoreggiare e vagheggiare il loro bellissimo futuro. Sapete come sono fatti gli innamorati… ma questa non è la loro storia.

«Metti alla partita» rumoreggiò uno degli avventori. Arriva Rachele. Aveva prenotato un posto al bancone. Era l’unica donna fra tanti uomini.

Il barista girò col telecomando. Peccato che il segnale fosse disturbato.

«Hai pagato il canone?» chiese un altro. Risate.

«Io pago tutto!» rispose il barista, piccato. Continuò a girare fra i canali in cerca di una ricezione migliore. Capitò su una partita di golf.

Guardare il golf in tv non è poi male. Grandi campi verdi, ritmo rilassante. Però erano lì per la partita di calcio.

«Ecco» disse.

La partita. I capitani delle squadre erano con l’arbitro. Stavano lanciando la monetina, per decidere chi avrebbe calciato per primo. Dopo pochi secondi, il segnale divenne di nuovo confuso. Effetto neve.

«Hai pagato o no?» chiese un altro, più sguaiato, ma questa volta la battuta non ebbe lo stesso effetto. Rachele cominciò a guardare il cellulare. Il marito era a casa col piccolo. Lei voleva godersi una bella partita dopo una giornata niente male in ufficio. Le piaceva il bar, le piaceva la birra e le piaceva la compagnia degli uomini. Alcune donne si sentono a loro agio in situazioni del genere. Peccato che non si vedesse un tubo, in tv.

Il barista prese di nuovo il telecomando. Girò sulla partita di golf. Il golfista tirò la pallina da lontanissimo, e questa atterrò vicinissima alla buca.

«Che colpo!» disse Rachele, sollevando gli occhi dal cellulare. Guardò il nome del golfista che aveva eseguito un tiro tanto preciso. Era italiano. Cercò, oziosamente, la sua pagina di Wikipedia. Bevve un sorso di birra.

La partita di calcio. Il segnale andava e veniva. Il barista continuava a prendersela col satellite, per discolparsi. In campo, i giocatori si menavano molto e giocavano poco. Di nuovo effetto neve.

«Prova a mettere il golf» disse uno. «Prima ha funzionato.»

«Sì, prova.»

«È arrivato lo scienziato» rispose il barista. «Dipende dal satellite.»

«Tu prova.»

Girò al golf. Lo stesso giocatore di prima, un signore di mezz’età con un cappellino bianco, un’abbronzatura e interessanti occhi cerulei stava compostamente esultando perché gli era riuscito un altro colpo da maestro.

«Roberto Compari» disse Rachele, soddisfatta.

«Chi?»

«Il golfista. Si chiama Roberto Compari. È italiano.»

«Come lo sai?»

«Hanno inventato questi cosi» disse Rachele, agitando lo smartphone. «Vanno piuttosto di moda di questi tempi. Dovresti provare.»

Compari, intanto, si avvicinava al putt. Sembrava sicuro di sé. Non riusciva a non sorridere.

«È uno forte?»

«Bella domanda» rispose Rachele, continuando a scorrere la sua pagina di Wikipedia. «Da ragazzo era una promessa. Poi subì un grave infortunio.»

«Giocando a golf?»

«No, fu investito da una motocicletta.»

«Ah.»

«Metti alla partita» disse uno. Tutti cominciarono a rumoreggiare.

«Sì, vedi se ha funzionato.»

Inter e Juventus continuavano a darsele di santa ragione, senza decidersi a tirare in porta. Una partita noiosa. Il segnale era ancora disturbato, ma, grossomodo, si poteva continuare a vedere.

«Non ha mai vinto un torneo maggiore» continuò a dire Rachele.

«Che dici?» chiese un ragazzo alla sua sinistra.

«Compari, il golfista.»

«Che intendi per campionato maggiore?»

«Uno dei quattro “major.” Credo siano l’equivalente degli slam nel tennis» rispose Rachele, che era molto appassionata di sport.

«E questo che torneo è?»

«Non so.» Si rivolse al barista: «Puoi mettere un attimo al golf?»

«C’è la partita.»

«Solo un secondo.»

«Aspetta l’intervallo.»

Quando terminò il primo tempo, insieme al primo o secondo giro di birre e piadine, Rachele si chiese se fosse il caso di ordinare un’altra birra. Infine disse:

«Metti al golf.»

«C’è il Gran premio.»

«Capirai. Metti al golf.»

«Va bene» rispose. Tanto, a nessuno importava cosa si vedesse fra primo e secondo tempo.

Rachele prese la birra e guardò Compari giocare. Capì che inquadravano sempre lui perché era l’unico italiano in gioco.

«È un PGA» disse, rivolgendosi a un ragazzo alla sua sinistra, ma lui era fuori per fumare. «Del circuito dei quattro masters…» disse, parlando ora a se stessa.

Molti avventori rientrarono dalle fumatine. Guardarono il golf con Rachele.

«Roberto Compari…» disse uno di loro. «Alla fine è uno forte?»

«Credo sia il migliore che abbiamo.»

«Ha speranze di vincere?»

«Sulla carta, no.»

«E come sta andando?»

«Sta vincendo» disse Rachele, avvertendo un brivido correre lungo la schiena.

Inquadrarono l’atleta con cui Compari era appaiato, un irlandese dal volto arcigno. Purtroppo per l’italiano, il rivale effettuò un birdie, ossia andò in buca con un colpo in meno di quelli previsti.

«E ora?»

«Sono pari» disse Rachele. «Sembra che Compari ceda sempre quando è sotto pressione. Inoltre, la spalla non è mai andata propriamente a posto dopo l’incidente con la moto.»

«La partita è ricominciata.»

«Sì, Inter-Juve.»

Di nuovo segnale disturbato. Solito zero a zero. Un fallaccio di un difensore della Juventus, ma non fu nemmeno ammonito.

«Non si vede. Il segnale è disturbato.»

«Dipende dal satellite…» ripeté stancamente il barista.

«Se metti al golf poi funziona.»

«È arrivato l’altro ingegnere» disse il brav’uomo, ma mise al golf perché tutti, più o meno, volevano sapere come stesse andando Compari.

«Ha bisogno di un bogey» disse Rachele.

«Che vuol dire?»

«Un punteggio di più uno sul par.»

«Che vuol dire?»

«Non lo so. L’ho appena letto. Non capisco nulla di golf. Deve mandare la palla nella buca in meno colpi possibili. Il golf funziona così.»

«Investito da una motocicletta?»

«Sì, alla vigilia del suo primo torneo da professionista.»

«Terribile.»

«L’irlandese sembra forte.»

«Lo è. È il campione in carica.»

«Metti alla partita?» chiese uno, ma fu zittito da tutto il locale.

«A quanto era dato Compari?» chiesero a Rachele.

«In che senso?»

«Nelle scommesse.»

«Non so se si scommette sul golf.»

«Sicuramente si fa. Vedi a quanto era dato.»

Rachele digitò rapidamente sul cellulare.

«Non era quotato.»

Nel locale si udì un fischio.

«Non doveva neppure partecipare. È lì perché ha ricevuto una wild card all’ultimo momento. Un sudafricano si era lussato la spalla.»

«Se vince, domani fanno i titoli sui giornali.»

«Non dirlo» disse Rachele.

«Cosa?»

«Non dire che vincerà. Non dirlo.»

«Perché?»

«Sono scaramantica.»

L’italiano stava patendo la rimonta. Sembrava meno sicuro di sé, meno concentrato. Ora (stava spiegando il compassato telecronista) per vincere doveva fare in due colpi quello che in genere si fa con tre. Non era impossibile, ma il golfista cedeva sempre sotto pressione.

«Lo mette» disse Rachele, guardando Compari negli occhi, nel primo piano.

«Non eri scaramantica?»

«Aspetta e vedi.»

Compari mandò la palla al putt e poi, in tutta tranquillità, la portò in buca, vincono il suo primo PGA all’età di quarantacinque anni. La Juve vinse all’ultimo minuto con un rigore dubbio.

Fuori dal locale, Rachele era diventata il punto di riferimento in ambito di discorsi golfistici.

«Come facevi a sapere che avrebbe vinto?»

La donna ci pensò su. Un altro sorso. Non sapeva se dirlo o meno. Era una faccenda molto privata. La prese alla lontana.

«Avevo un’amica che era giù dopo il parto. Era veramente giù, non so come spiegarvi. Alla fine, anche se lei non voleva, la convincemmo ad andare da una professionista. Una psicologa, insomma.»

«Questo cosa c’entra?»

«Pare che Compari — l’ho letto su internet — in questi anni si sia fatto aiutare per superare il trauma dell’incidente ed eliminare i cali di concentrazione. Voglio dire, alcune di queste persone, che ti prendono in cura, sono davvero brave. Ti rimettono in sesto, insomma. Almeno, con la mia amica ha funzionato» concluse, timidamente.

«Sì, ma come eri certa che Compari avrebbe vinto?»

Rachele sospirò. Prese un altro sorso di birra.

«Si vedeva dagli occhi. Che era una persona che aveva vinto ben altro.»

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Domenico Santoro
Domenico Santorohttps://domenicosantoro.art.blog/
Nato nel 1986 a Ostuni, dove risiede, laureato in scienze politiche e filosofia, scrive narrativa e poesia. Ha pubblicato poesie e racconti su la Repubblica (ed. Bari), A4, Grado Zero, Risme, Il paradiso degli orchi, Spore, L’ircocervo, Quaerere, Bomarscé, Voce del Verbo. Nel 2021 ha pubblicato un romanzo (“Il posto delle cose”) con Placebook Publishing. Il suo sito personale è domenicosantoro.art.blog.
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