Sulla legittimità del commissariamento regionale del Piano per la riqualificazione delle coste ostunesi sancita dal TAR, anche il Consiglio di Stato si è espresso a favore, respingendo il ricorso presentato dal Comune di Ostuni, che a marzo scorso impugnava la delibera della Regione Puglia.
In merito a questa ulteriore conferma negativa, negli scorsi giorni il PD di Ostuni, attraverso le parole del capogruppo in consiglio Angelo Pomes, ha condannato aspramente l’operato della maggioranza di centrodestra. I democratici accusano l’amministrazione di continuare a perdere occasioni di sviluppo del territorio, con gravi ripercussioni economiche, sociali e ambientali. Anziché impugnare l’atto di commissariamento, il Comune di Ostuni avrebbe dovuto impiegare i sei mesi concessi dalla Regione per l’adeguamento del Piano, coadiuvando il lavoro del commissario straordinario insediatosi a febbraio. Il ritardo accumulato dalla precedente amministrazione, aggiunge il PD, ha determinato l’approvazione di un regolamento edilizio inadeguato alle esigenze del territorio e della cittadinanza, certificata dalla riduzione delle entrate derivanti dagli oneri per i permessi di costruzione nel biennio 2016/2018. Minacciando di coinvolgere la Corte dei Conti, il Pd ostunese chiede vengano avviate a stretto giro le azioni concrete, mancate sinora.
A distanza di qualche giorno dalle dichiarazioni di Pomes diffuse dalla stampa locale, giunge il commento degli attivisti del Movimento Cinque Stelle di Ostuni, racchiuso in un aforisma di Margaret Mead: “Il profeta che ammonisce senza presentare alternative accettabili, contribuisce al male che enuncia”.
«Non ci dimentichiamo che il PD di Ostuni è quel soggetto che ama giocare “all’urbanistica contrattata” – attaccano i pentastellati – in cambio della possibilità di cementificare e alterare il territorio in maniera irreparabile, offrendo alla popolazione il miraggio di posti di lavoro e di un turismo compatibile con l’ambiente. Risalgono al 2015 le richieste avanzate all’Assessore regionale Leo Di Gioia, con le quali intendevano snellire e semplificare il Piano delle Coste, nonché le dichiarazioni ascoltate in consiglio comunale in cui invitavano a ridiscutere i vincoli idrogeologici da rispettare, poiché secondo il loro parere non avevano più ragione di esistere per via di un mutamento del territorio, e ancora, il voto contrario dello scorso anno per l’ampliamento del perimetro del Parco delle Dune Costiere.
Già nel 2009 in un articolo del Corriere del Mezzogiorno veniva fotografata la situazione di allarme che incombeva sulla costa ostunese. Si parla di progetti che avrebbero compromesso tratti di costa di particolare interesse naturalistico e ambientale, da salvaguardare per poter sperare di puntare un giorno sulla risorsa turistico-ambientale alternativa ai modelli tradizionali.
L’allora assessore regionale Angela Barbanente, affermava che nel territorio ostunese si sarebbero dovute avviare azioni di recupero e risanamento, piuttosto che pensare a nuovi insediamenti. La nostra visione di crescita e sviluppo vuole che si leghi in maniera organica la tutela del paesaggio agrario con l’uso disciplinato delle coste. Per fare ciò non basta vietare l’accesso alle spiagge con qualche cartello di divieto e fregiarsi su FB di salvaguardare dune e falesie, invitando i cittadini a gustarsi il mare facendo qualche passo in più, ma bisogna smettere definitivamente di abbarbicarsi a quella tipologia di turismo che prevede la crescita infinita su un tratto di costa finito e puntare sulla creazione e sul mantenimento di servizi efficienti e capillarmente diffusi sul territorio, dai parcheggi pubblici lungo la costa, ai servizi di trasporto pubblico rafforzati».