“Una forma d’amore” è ciò che tiene saldo il rapporto tra Abbracciante e la Puglia.
Musicista classe ’83, intraprende il suo percorso musicale a soli 8 anni e – in breve tempo – diviene uno dei fisarmonicisti più talentuosi del panorama internazionale. Diplomato in musica jazz e fisarmonica classica (e grande appassionato di tastiere vintage) si è esibito in ogni luogo del mondo dividendo il palco con grandi artisti: Girotto, Galliano, Dalla, Marc Ribot, Juini Booth e molti altri.
Compositore eccellente e con tre album all’attivo, Abbracciante sarà in concerto allo SlowCinema di Ostuni, questa sera, giovedì 12 dicembre, per l’apertura della Stagione Teatrale e Musicale del Teatro Pubblico Pugliese.
Sei richiesto in tutto il mondo, la tua fisarmonica ha toccato ogni continente eppure hai scelto di restare a vivere in Puglia, ad Ostuni. Cosa ti trattiene?
Tutte le volte che mi allontano dalla Puglia ne sento la mancanza, amo i suoi colori, i suoi profumi, i suoi paesaggi: non credo di riuscire a vivere lontano da qui. È sicuramente una forma di amore quella che mi lega a questa terra, nonostante le difficoltà che si possono incontrare nel promuovere la propria musica lontano dai grandi centri culturali.
Parli dei suoi colori, dei profumi e dei paesaggi, quanta Puglia c’è nelle tue composizioni?
Da qualche anno sono totalmente influenzato e ispirato dal mondo che mi circonda. Sento che questa ispirazione è una cosa davvero importante per me, un nuovo punto di svolta, soprattutto come compositore. Raccontare musicalmente quello che si vive nel quotidiano è quanto di più puro un artista possa fare.
Sono nate così le composizioni dei miei ultimi due lavori: “Sincretico” e “Terranima” (produzione Dodicilune), due dischi che hanno riscontrato un notevole apprezzamento di pubblico e di critica.
Come si svolge il tuo processo creativo?
Il processo creativo non avviene mai a comando, avviene a sorpresa e ormai ho imparato ad accettarlo e aspettarlo. Quando arriva son lì pronto con il telefono a registrare le idee che mi vengono in mente. Le melodie di Terranima le ho quasi totalmente composte su una diamonica, avevo spesso delle intuizioni tra un concerto e l’altro e nei vari viaggi in auto mi fermavo a suonare queste idee che prontamente registravo sul telefonino; una volta giunto a casa mi sedevo al pianoforte e iniziavo a dare forma a quella bozza registrata in auto. Terranima racconta molto del Sud, è come una sequenza di immagini: si parte da una strada di campagna fatta di muri a secco e paesaggi incredibili tra costa, Murgia, Gargano, Salento, per soffermarsi poi sotto un albero di ulivo immenso; c’è molto spazio dedicato alla danza e ai ritmi che ci riportano alla tradizione, grazie anche al connubio del tamburello e della fisarmonica. Il finale è un Saltarello infuocato dove i vari strumenti si intrecciano per poi sfociare in una Serenata, dolce, da suonare in riva al mare alla propria amata.
La tua musica suscita inevitabilmente immagini, è una colonna sonora ai pensieri intimi di ciascuno, cosa accade in te quando sei su un palco?
Questa me la chiedono in molti. Quando suono chiudo gli occhi e viaggio. Mi ritrovo in un mondo tutto mio fatto di tutto ciò che i miei occhi hanno osservato e le mie orecchie hanno ascoltato. Le dita non fanno altro che esprimere quello che sento dentro.
Qual è il concerto che ti è rimasto nel cuore?
Ce ne sono tanti (per fortuna!). Sicuramente i tre concerti con Richard Galliano me li porterò sempre nel cuore, così come il primo fatto con Javier Girotto, che è stato il primo di una lunga serie di live incredibili. E mai dimenticherò quella volta che suonai con Lucio Dalla nelle cave di Apricena: ero terrorizzato! Lui era un mito, suonava il clarinetto da Dio, improvvisava meravigliosamente. Ero molto timido e sul palco diedi tutto quello che avevo (e avevo 17 anni). Finito il concerto, lui scendendo dal palco prima di tutti venne vicino a me e mi fece tantissimi complimenti. Qualche anno dopo passai a trovarlo in un ristorante di Noci…avevo avuto una soffiata da un amico, quando mi vide all’ingresso fermò tutta l’orchestra e disse: “ragazzi fermi tutti, mettetevi in piedi ed accogliete questo grande fisarmonicista!”.
Io mi imbarazzai incredibilmente, ma fui sorpreso dalla sua grande generosità.
E ci saremmo imbarazzati tutti…Oggi torni nella tua Ostuni per inaugurare la Stagione del Teatro Pubblico Pugliese, sei felice di essere stato scelto per l’apertura di questa lunga serie di eventi? Che importanza ha una stagione di grandi nomi della musica jazz per la nostra piccola città?
Oltre a essere felice sono molto orgoglioso di battezzare questa Stagione, in più suonare nel posto dove vivo è sempre un’emozione speciale. Come dicevo prima, i grandi centri culturali sono lontani da Ostuni e occasioni come questa sono di vitale importanza per i cittadini, in quanto non si ha sempre l’opportunità di ascoltare grandi artisti da così vicino. Non dobbiamo mai dimenticare che l’arte suscita in noi delle emozioni così forti che privarsene sarebbe davvero uno spreco, come diceva Pablo Picasso: “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni.” Sogno che la comunità ostunese, un giorno, sia viva e partecipi a tutti gli eventi culturali che ci sono in città. Spesso non è così, purtroppo.
Sarai sul palco dello SlowCinema con il Trio Sudestino, progetto del quale fanno parte altri due grandi musicisti pugliesi (Accardi e Vendola): cosa ci farete ascoltare?
Il Trio Sudestino nasce dalla volontà mia, di Fabio Accardi (batterista) e Giorgio Vendola (contrabbassista) di condividere musica. Il nome del trio va spiegato: siamo molto appassionati della musica del nord est brasiliano, chiamata musica nordestina. Siccome noi siamo del sud est pugliese…è nato il Trio Sudestino. Ci ispiriamo a compositori brasiliani come Egberto Gismonti e Hermeto Pascoal, dei quali suoniamo anche qualche brano, poi eseguiamo dei nostri brani originali cercando di sfruttare al massimo le possibilità dei nostri tre strumenti.
Non vediamo l’ora di ascoltare questo mondo sudestino e, a proposito di mondo, quali sono i progetti e i viaggi futuri di Vince Abbracciante?
A breve uscirà il nuovo disco del mio gruppo THE BUMPS dove suono prevalentemente le tastiere vintage, poi registrerò il disco in duo con Javier Girotto con il quale saremo in tour in Guatemala grazie alla Violipiano di Luca Ciarla.