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Dicembre 14 2024

Opere pubbliche abusive nel porto di Brindisi: sequestrate dalla Guardia di Finanza

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Alcune infrastrutture pubbliche all’interno del porto di Brindisi sono state sottoposte a sequestro preventivo dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza.

Il sequestro è avvenuto nell’ambito di una complessa indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica e nello specifico riguarda alcune infrastrutture pubbliche rientranti nel più ampio progetto di completamento della security del porto, edificate tra il 2015 e il 2016.

Per la precisione, si tratta di un pezzo della nuova strada di collegamento (denominata ex-Sisri) tra il terminal di Costa Morena e quello di Sant’Apollinare; di una tettoia in ferro e cemento armato edificata in corrispondenza dei locali, anch’essi di nuova realizzazione, che avrebbero ospitato gli Enti deputati ai controlli doganali e di sicurezza; e di un muro di contenimento che costeggia la carreggiata.

Nella medesima area, inoltre, è stato sottoposto a sequestro un ponte edificato per il superamento del canale denominato Fiume Piccolo.

Gli accertamenti delegati dalla Procura della Repubblica alle Fiamme Gialle hanno fatto emergere abusi edilizi, nonché svariate ipotesi di falso in atto pubblico.

Secondo gli inquirenti, l’edificazione delle opere pubbliche in sequestro sarebbe potuta avvenire solo dopo il rilascio dei titoli abilitativi, urbanistico e paesaggistico, da parte degli Enti competenti.

L’attività di polizia giudiziaria segue temporalmente al sequestro probatorio, avvenuto nello scorso mese di febbraio e disposto dalla medesima Autorità Giudiziaria inquirente. Allora furono sequestrate diverse particelle immobiliari situate in località “Punta le Terrare”, sede di insediamento protozoico di rilevanza archeologica nazionale, su cui erano state edificate opere pubbliche carenti dei titoli autorizzativi necessari, nonché in parte interessate dallo sversamento incontrollato di rifiuti.

In quest’ultimo caso le ipotesi accusatorie sostenute dagli inquirenti riguardavano reati connessi alla gestione non autorizzata di discariche, ad abusivismi edilizi e frodi nelle pubbliche forniture.

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