La risposta data dall’assessore all’ambiente Paolo Pinna durante l’ultimo Consiglio comunale all’interrogazione presentata dalla consigliera d’opposizione Angela Matarrese, ha suscitato l’indignazione del comitato civico “Io posso entrare”. Nato spontaneamente a seguito del divieto di accesso ai cani in quattro aree verdi della Città bianca, inclusa la villa comunale “Sandro Pertini”, il comitato si è fatto promotore della manifestazione pubblica tenutasi lo scorso 3 novembre e dell’impugnazione della delibera di giunta con il ricorso al Tar di Lecce.
Sono tantissimi i cittadini che hanno contribuito alle spese legali e sono 300 le firme raccolte per chiedere all’amministrazione di ritirare o rivedere i termini della disposizione. Eppure, nonostante l’ampia mobilitazione civica e politica, l’amministrazione si mostra inequivocabilmente irremovibile.
«L’assessore Pinna si è assunto la responsabilità di dichiarare che nessuno raccoglie le deiezioni dei propri cani – dichiarano Silvana Camposeo e Davide Polimeni del comitato civico in cui convergono le associazioni animaliste ENPA e OIPA, oltre ai tanti cittadini – e questo non è assolutamente vero. La verità invece è che i cani a Ostuni sono oltre tremila, i più appartenenti a persone che rispettano le regole. Per colpa di una minoranza incivile, i proprietari virtuosi e i loro cani subiscono un divieto ingiusto e retrogrado. Basterebbe istituire i controlli o applicare multe elevate a chi non rispetta le regole. Lo stesso discorso vale per la pubblica sicurezza. Servono controlli e misure adatte alla pacifica e rispettosa convivenza, non divieti e segregazione. I cittadini ostunesi, anche proprietari di cani, continuano a finanziare l’attività del NOAC ad esempio, ci chiediamo perché gli operatori ambientali, peraltro a cavallo, non si adoperino per educare la comunità a rispettare le regole previste.
L’assessore Pinna poi diceva che l’amministrazione sta collaborando con le associazioni per contrastare il fenomeno del randagismo. Al massimo è il contrario. Con la precedente amministrazione infatti erano state definite le misure oggi in adozione, per risolvere un problema che è di competenza e responsabilità dell’ente comunale e di chi lo amministra, non delle associazioni.
Si sarebbe potuto avviare un dialogo per risolvere il problema dell’igiene e della sicurezza pubblica in villa e nelle aree verdi indicate dalla delibera, esattamente com’è stato fatto per la sterilizzazione dei cani di proprietà, invece l’amministrazione Cavallo ha preferito imporre un divieto illogico e ingiusto. Soprattutto a fronte del fatto che non esiste nemmeno un’area attrezzata per i cani e che l’atto d’indirizzo emanato per l’allestimento del boschetto dell’acquaro è solo fumo negli occhi. Nulla ancora è cambiato lì anzi, se possibile, c’è ancora più degrado. Una soluzione potrebbe essere quella di ricreare delle aree per cani all’interno delle aree verdi più estese, a cominciare proprio dalla villa comunale».
Sulla risposta di Pinna in consiglio comunale, giunge anche il commento dell’avvocato Giuseppe Calamo, incaricato dal comitato di procedere con il ricorso al Tar di Lecce. «Dalla delibera che introduce il divieto di accesso di cani, anche se accompagnati, in quattro parchi centrali di Ostuni, non si desume il compimento di alcuna attività istruttoria che dimostri la concretezza del preteso interesse pubblico perseguito dall’amministrazione comunale.
Dove sono le migliaia di famiglie che avrebbero espresso il desiderio di un divieto? Dove gli studi sull’incidenza a livello urbanistico di un divieto di questo tipo? Dove, il confronto democratico sulle esigenze dei cittadini? La delibera persegue la pubblica sicurezza, ma nella risposta alla interrogazione del consigliere Matarrese è stato fatto riferimento a interessi pubblici del tutto distinti: igiene e decoro.
In poche parole, la giunta ha confermato di essere caduta in contraddizione introducendo un divieto volto a tutelare un interesse, quello della sicurezza, mentre pretendeva forse di perseguire il decoro e l’igiene pubblica.
Anche a voler prescindere da tale dirimente contraddizione e anche se decoro o igiene fossero realmente gli interessi tutelati dalla delibera in questione, il divieto, nella sua genericità, sarebbe comunque illegittimo.
La Giunta asserisce di non avere risorse per far rispettare i divieti normalmente imposti ai padroni dei cani (guinzaglio, museruola e buona educazione). Afferma che sarebbe impossibile garantire una sorveglianza H24. Al di là del fatto che non occorre sorveglianza H24 per assicurarsi il rispetto di qualunque divieto e che la villa comunale non è accessibile nelle ore notturne, il problema non è la carenza di risorse, dato che i controlli sono stati intensificati, ma che le sanzioni non vengono fatte.
Oggi, e si spera sino a quando il TAR rimuoverà questo divieto, la conseguenza di tale delibera è che la targa “Parco Giochi” è stata affissa all’ingresso di aree che ben possono essere condivise con cani e relativi proprietari e che, quanto alla parte destinata ai bambini, presentano deficit incredibili e gravissimi, tra cui cavi dell’alta tensione scoperti, giostre arrugginite, rotte o comunque inagibili».