A distanza di due mesi le analisi effettuate sui due quintali e mezzo di marijuana sequestrati in un’abitazione di Carovigno nel febbraio scorso dimostrerebbero che il principio attivo di THC è superiore a quello consentito dalla legge.
L’intera partita sequestrata, “che ammonta a 2,446 chilogrammi, avrebbe portato a confezionare 97.835 dosi”, a quanto afferma il Comando provinciale dei Carabinieri di Brindisi.
E’ stato reso noto oggi l’esito delle analisi di laboratorio sull’ingente quantitativo di marijuana che fu scoperta nel corso di una perquisizione all’interno di un’abitazione di Carovigno. Per questa ragione furono arrestati padre e figlio con l’accusa di spaccio in concorso di sostanza stupefacente.
I due, tramite il loro legale, Luca Marzio, si difesero affermando che la cannabis sequestrata fosse legale, non superando il livello di THC consentito dalla legge. Secondo la versione degli arrestati la marijuana sarebbe stata prodotta legalmente nell’azienda agricola di cui uno dei due era amministratore legale. Per questa ragione, in attesa delle analisi di laboratorio, i due vennero rimessi in libertà al termine dell’interrogatorio di garanzia.
«Le indagini tecniche compiute dai Carabinieri del Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti, della Sezione Investigazioni Scientifiche di Bari,– rende noto un comunicato del Comando Provinciale– hanno certificato che il materiale vegetale costituito da infiorescenze secche della cannabis sequestrata, ha un principio attivo superiore allo 0,6%, equivalente ad un quantitativo totale di principio attivo puro THC pari a 2,446 KG dal quale è possibile ricavare circa 97.835 dosi medie singole droganti. Con la campionatura e il responso delle analisi effettuate, è stato sancito un punto fermo riguardo all’intera vicenda.
Infatti il materiale vegetale derivato dalla cannabis che è stato sequestrato, non appartiene alla varietà destinata a scopi alimentari, da utilizzare in cosmesi, o in bioedilizia, ovvero per la fitodepurazione dei siti inquinati, pertanto è da ricomprendere sotto l’egida della disciplina giuridica del testo unico della legge sugli stupefacenti. La marijuana essiccata rinvenuta a Carovigno, che si è cercato di accreditare come se fosse deputata ad altre finalità, rientra pertanto a pieno titolo nell’ambito degli stupefacenti, in quanto le analisi hanno dimostrato che il THC supera il limite di 0,6% imposto dalla norma».
Adesso l’esito della analisi effettuate dal Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti verrà depositato in Procura, a disposizione del Pubblico Ministero.