È ancora scontro sul Regolamento comunale per l’occupazione di suolo pubblico, che vede contrapposte le ragioni degli operatori commerciali alle disposizioni entrate in vigore con l’avallo della Soprintendenza. Dopo aver ricevuto la notifica di sgombero che prevedeva la rimozione forzata degli arredi esterni, gli esercenti inottemperanti, da lunedì 13 maggio, hanno liberato Piazza della Libertà e centro storico da sedie, pouf, tavolini, ombrelloni e merce esposta. Nel pomeriggio dello stesso giorno, a Palazzo San Francesco si è tenuto un acceso incontro pubblico, organizzato dal settore Attività Produttive/Turismo del Comune di Ostuni, a cui hanno preso parte tutti gli operatori commerciali interessati. Nel ripercorrere le linee guida delle leggi nazionali e regionali che hanno condotto alla redazione del Regolamento, l’architetto e curatrice del Piano Ilaria Pecoraro e il Dirigente comunale Maurizio Nacci hanno spiegato ai presenti l’iter procedurale previsto dalla Soprintendenza quando, il 26 aprile scorso, ha approvato e in parte emendato il Regolamento comunale.
Se la cattiva notizia è che non siamo in grado di accogliere adeguatamente i turisti, nonostante le disposizioni riportate in materia riportate dal TU 42/2004, quella buona è che finalmente Ostuni ha un sistema di regole che migliora la qualità del suo ambiente e tutela il patrimonio artistico, storico e paesaggistico urbano. Nell’ottica di salvaguardare la salute di residenti e turisti, “con particolare riferimento all’inquinamento acustico e ambientale; alla sicurezza pubblica; al rispetto delle norme igienico-sanitarie; di corretta informazione e pubblicizzazione dei prezzi, dell’origine e provenienza dei prodotti”, il rilascio dei permessi per l’occupazione di suolo pubblico avverrà solo dopo l’approvazione del MIBAC, attraverso la Soprintendenza di riferimento. La domanda, da presentare entro il 31 maggio per via telematica al SUAP, verrà inoltrata alle sedi competenti e valutata nel giro di una settimana. All’accoglimento della richiesta, seguirà il rilascio della concessione, che avrà validità quinquennale, a patto che l’allestimento resti invariato. Almeno così assicura l’architetto Pecoraro, che entra nel merito delle nuove disposizioni.
«Qualunque modifica, anche solo provvisoria, dell’aspetto di strade, piazze e profili murari delle zone storiche poste a vincolo, operata da chiunque, dagli esercenti – anche ambulanti – come dai residenti, deve essere comunicata e approvata dalla Soprintendenza. L’ultimo avviso pervenuto al Comune di Ostuni – spiega l’architetto – non suona più come un avvertimento, ma come una minaccia. È dal 2010 che il MIBAC chiede a Regioni e Comuni di adeguarsi alle disposizioni in materia di tutela e valorizzazione del territorio, imponendo a Soprintendenze e uffici comunali di collaborare al perfezionamento di Piani strategici per l’occupazione degli spazi pubblici, che prevedano anche misure repressive e sanzionatorie. Finora invece la qualità è andata puntualmente a discapito della quantità. Questo processo ha ostacolato la crescita culturale. Faccio un esempio su tutti: per trasformare una stalla in una cucina, dovendo installare le prese d’aria di un aspiratore enorme, sono state sventrate delle monofore angioine.
Siamo solo i temporanei affidatari di un patrimonio preziosissimo, testimone della nostra storia identitaria. Ammesso che si inneschi un’immediata inversione di rotta, oltre ai danni ormai irreparabili, non basterebbe mezzo secolo per riportare la situazione alla sua condizione normale. Il Piano per la gestione dello spazio pubblico nasce nell’intento di conciliare diverse esigenze, amministrative e commerciali, nell’ottica di tutelare il patrimonio culturale e migliorare la qualità di vita degli abitanti. Il Forum della Società Civile insiste da almeno due anni sull’argomento, ha invitato esercenti e residenti alle assemblee tematiche, che sono state puntualmente disertate.
L’abuso e l’uso illecito che si è fatto degli spazi pubblici finora, ha determinato questa situazione estrema. Durante l’incontro in Comune – conclude l’architetto Pecoraro – ho constatato la disponibilità ad allinearsi alle nuove disposizioni da parte di tanti operatori commerciali che, singolarmente o in gruppo, si stanno facendo affiancare da tecnici esperti per la formulazione della domanda. A questa gente di buona volontà, che è parecchia, assicuro che a partire dai primi giorni di giugno inizieranno a lavorare. Dal momento dell’inoltro della domanda alla Soprintendenza, ci viene assicurato il rilascio della valutazione nell’arco di una settimana. Quindi, quanto prima arrivano le domande al SUAP, tanto prima vengono trasmesse in Soprintendenza».
Alla fine dello scorso anno, dopo l’ultimatum giunto ad agosto da parte della Soprintendenza, l’assessorato alle Attività Produttive, licenzia il Piano Strategico del Commercio, un corposo documento, all’interno del quale è contenuto il Regolamento per l’occupazione del suolo e degli spazi pubblici, da approvare in Consiglio. Messa all’ordine del giorno dell’assise del 18 dicembre, la discussione è slittata al Consiglio successivo, che non si è mai celebrato a causa della caduta dell’amministrazione Coppola.
Nella primavera del 2016 veniva approvato un Regolamento comunale per l’occupazione di suolo pubblico che prevedeva, anche nel centro storico, l’installazione di dehors a ridosso dei locali. Oggi invece, le sale esterne di molte attività tornano in piazza, cambiando un’altra volta aspetto, per via delle nuove e dettagliate indicazioni sugli arredi. Si torna anche ad attraversare strade aperte al traffico. Ai commercianti e ai residenti del centro storico, a chiunque lo frequenti, il Regolamento comunale chiede lo sforzo di farsi carico della rivoluzione culturale in corso.