La mancata attivazione dei posti letto negli ospedali di Ostuni, Brindisi e Francavilla Fontana fornisce l’occasione alla CGIL di attaccare la Asl e il Piano di Riordino della Rete Ospedaliera.
Non fanno sconti le parole firmate dal segretario Antonio Macchia che denuncia tutti i disservizi e le mancate promesse riguardanti i presidi sanitari del brindisino, afflitti da numerosi problemi che si riversano sull’utenza.
«Nella nostra ASL, dove già si annotava una forte carenza di posti letto nella programmazione– si legge nel documento- si registra una carenza ancora più grave se vediamo quelli ufficialmente attivi, mentre contemporaneamente si assiste allo sfacelo dei servizi territoriali, non attivati e potenziati come previsto, anzi ulteriormente chiusi e depotenziati, come è accaduto per il Laboratorio di Patologia Clinica distrettuale del “Di Summa” di Brindisi. E’ difficile comprendere le motivazioni che non hanno reso possibile la contestualità della chiusura di ospedali (Fasano, Mesagne, S. Pietro V.co ed ancora prima Cisternino e Ceglie M.ca) e reparti e l’attivazione di quant’altro previsto dallo stesso PRO, evitando malesseri ad utenti e ad operatori».
Nei PTA di Fasano, Mesagne, S. Pietro Vernotico- continua la CGIL-dei vari servizi annunciati non si vede nulla o quasi. Purtroppo si va sotto il numero minimo di posti letto per 1000 abitanti, con servizi territoriali depauperati di risorse e la reale possibilità di vedere incrementata la pratica dei ricoveri fuori ASL, decontestualizzati dal territorio, dalla famiglia e dalla continuità terapeutica Territorio –Ospedale».
Il documento entra nei dettagli enunciando i numeri dei posti letto, ospedale per ospedale, che sarebbero dovuti essere messi in atto ma di cui ancora non c’è traccia. Nell’ospedale di Ostuni, per esempio, non sono ancora stati attivati i 20 posti letto di Lungodegenza che erano previsti, così come al “Perrino “di Brindisi sono molti i reparti che aspettano ancora l’attivazione di posti letto. Stessa sorte è toccata all’ospedale di Francavilla Fontana.
«Complessivamente– aggiunge il documento-al “Perrino” dovrebbero esserci 600 posti letto, ma ne risulterebbero attivati 505; all’ospedale di Francavilla Fontana 188 i posti letto previsti ma 76 attivati; a Ostuni 106 i posti letto previsti e 86 attivati.
Al DG della ASL BR chiediamo che vi sia chiarezza e trasparenza sui servizi attivati, rinunciando alla politica delle promesse e degli annunci, che creano ulteriore malessere organizzativo. Chiediamo una assunzione di responsabilità che vada verso la soluzione dei problemi, non verso la mera chiusura o non attivazione di servizi, cosa che non richiede particolari capacità manageriali che invece sono richieste ad un Direttore Generale e al suo management, che dovrebbero risolvere e non aggravare la già precaria situazione del servizio sanitario, in particolare pubblico, nel nostro territorio.
Ma le criticità gestione della ASL Brindisi sono molteplici: il Piano Emergenza, sebbene continuamente richiesto, non risulta essere organico, che tenga conto delle risorse effettive esistenti, del piano di riordino, del modello per hub&spoke, della continuità assistenziale territoriale. Promesso da mesi ed anni, tale piano risulta essere frammentario, ospedalocentrico, incongruo e non risponde ai bisogni effettivi di salute della popolazione ed all’emergenza, che nel periodo estivo risulta aggravata nel territorio brindisino per le gravi carenze di partenza, sempre più accentuate negli anni.
Ma, più in generale i problemi sembrano non finire mai. I questi giorni è stata diffusa la nuova programmazione degli investimenti della ASL per il triennio a venire e siamo certi che si annunceranno nuove azioni senza che si siano portate a termine le incompiute di sempre, a cominciare – solo per fare qualche esempio – dal completamento della “piastra di Ostuni” comprendente opere edili del piano terra, primo e secondo piano, impianti tecnologici e condizionamento, sistema viabilità esterna , con lavori appaltati nel lontano 2006 il cui costo complessivo era di due milioni di euro, e successivamente con del n. 2201/2018 le stesse opere lievitavano ad un costo di ben dieci milioni di euro.
Quanto sopra rappresentato– conclude il documento della CGIL- non è altro che la punta dell’icerberg di una serie di problemi che attanagliano il sistema sanitario della nostra provincia che colpiscono soprattutto i ceti meno abbienti, gli anziani, le fragilità, il disagio sociale, tutte quelle fasce di popolazione che non trovano risposte immediate ed adeguate nell’ambito del sistema sanitario pubblico».