E’ tempo di mandorle in Puglia, con la raccolta che entra nel vivo e una produzione di ottima qualità che segna un calo del 25% delle rese a causa della perdurante siccità dell’estate caratterizzata dall’anticiclone Lucifero e delle gelate di aprile. E’ quanto stima Coldiretti Puglia che traccia un primo bilancio della raccolta di mandorle, dopo 2 anni disastrosi.
Le mandorle pugliesi vanno letteralmente a ruba e ormai soddisfano solo in parte il mercato italiano, mentre rispetto all’estero, i cinesi, che già detengono l’80% del mercato americano, sono interessati alle caratteristiche qualitative e organolettiche delle mandorle pugliesi, disposti a pagare prezzi da capogiro per un prodotto che in realtà già in campagne di raccolta normali scarseggia.
Attualmente in Puglia è destinata alla coltivazione del mandorlo, rileva Coldiretti Puglia, una superficie pari a 19.428 ettari (pari al 35,05% della superficie nazionale coltivata a mandorlo), che ha fornito una produzione totale di 264.670 quintali di mandorle, un terzo del totale nazionale (33%). Tali cifre, collocano la Puglia al secondo posto fra le regioni italiane, dopo la Sicilia. Secondo l’elaborazione di Coldiretti su dati Istat, in Puglia le mandorle sono prevalentemente coltivate nelle province di Bari con una produzione di 148mila quintali e 12.500 ettari, pari al 63% della superficie pugliese coltivata, Brindisi con 54mila quintali prodotti e 4.500 ettari, pari al 23% della superficie pugliese coltivata e Foggia con 21.500 quintali e 1450 ettari coltivati, a seguire le province Taranto e Lecce. Ben il 96% della superficie regionale destinata a frutta in guscio è investita a mandorlo, aggiunge Coldiretti Puglia.
«Il quantitativo esiguo di prodotto rispetto alle forti richieste di mercato e il lavoro di promozione portato avanti – dichiara il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia – hanno fatto si che le mandorle pugliesi vengano vendute a prezzi che hanno fatto aumentare esponenzialmente anche i furti in campagna. Pur essendo diffuso in regione, il mandorlo ha avuto periodi di stasi, se non di regressione e oggi le mandorle di Puglia stanno vivendo un momento di riscoperta e grande apprezzamento sui mercati interno ed estero. Ciò ha fatto crescere l’interesse degli agropirati che acquistano prodotto dai paesi comunitari ed extracomunitari per rivenderlo in Puglia ed in Italia come prodotto ‘made in Italy’ a discapito dei consumatori e dei nostri produttori».
Gli arrivi di frutta in guscio dall’estero hanno superato i 900 milioni di euro secondo una stima della Coldiretti, in particolare da Stati Uniti (di solito noci e mandorle dalla California), Iran (per i pistacchi), Turchia (per noci e nocciole) e Cina (pinoli) ma non mancano anche prodotti dal Cile, dall’Argentina, e dall’Australia. I pistacchi provenienti dall’Iran, i pistacchi e nocciole provenienti dalla Turchia, le arachidi dalla Cina e quelle dagli Stati Uniti contaminate da aflatossine cancerogene, sono nella “black list” dei prodotti alimentari più pericolosi per la salute, sulla base dell’analisi della Coldiretti dell’ultimo rapporto Sistema di allerta rapido europeo (RASFF), che registra gli allarmi per rischi alimentari verificati a causa di residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti nell’Unione Europea.
Il consumatore può difendersi verificando l’origine della frutta in guscio in etichetta che deve essere obbligatoriamente apposta sulle confezioni o sugli scaffali. La Coldiretti chiede che tale obbligo valga anche per la frutta già sgusciata per garantire la completa trasparenza e la corretta informazione ai consumatori che rappresentano un requisito fondamentale per acquisti consapevoli anche per la frutta secca in guscio che oltre a essere considerata un superfood fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea.
Il mandorlo è una pianta robusta e rustica, non ha bisogno di concimi chimici o trattamenti fitosanitari e cresce bene anche su terreni poveri, poco profondi e aridi. Per questo rappresenta una risorsa preziosa e insostituibile per alcune zone del meridione d’Italia, non solo per i preziosi semi, oleaginosi e ricchi in vitamine e proteine. Le foglie costituiscono un ottimo mangime, apprezzato soprattutto dagli ovini, malli e gusci si prestano alla produzione tradizionale di carbonella, mentre le ceneri dei gusci, ricche di potassio, sono un ottimo fertilizzante naturale.